La Consulta: “La legge anti-moschee della Lombardia è discriminatoria”

La Corte costituzionale ha depositato le motivazioni della sentenza con cui, lo scorso febbraio, è stata bocciata la cosiddetta "legge anti-moschee" della Regione Lombardia. La sintesi delle motivazioni, pubblicata sul sito della Consulta, a riguardo degli otto motivi del ricorso (che era stato presentato dal governo Renzi) ha giudicato la norma regionale "in parte incostituzionale; in parte interpretabile secondo Costituzione", giudicando inammissibile in parte il ricorso.
Il principale rilievo dei giudici della Suprema corte alla legge voluta dal governatore Maroni e dalla maggioranza tutta riguarda il carattere discriminatorio e non compatibile con il principio della libertà di culto dell'applicabilità "delle norme sugli edifici di culto agli enti delle confessioni non cattoliche e prive di intesa". Partendo dalla premessa che il principio di laicità implica "l'impegno a salvaguardare la libertà di religione", la Consulta ha evidenziato che la legge regionale lombarda poneva solo per le "confessioni religiose senza intesa" alcune condizioni per edificare nuovi luoghi di culto:
"Una presenza ‘diffusa, organizzata e consistente a livello territoriale', un ‘significativo insediamento nell’ambito del comune nel quale vengono effettuati gli interventi', statuti che esprimessero la finalità religiosa degli enti e ‘il rispetto dei principi e dei valori della Costituzione'".
La Consulta: "Violazione del principio di eguaglianza nella libertà di religione"
"Tutte queste norme – afferma la Consulta – sono state giudicate costituzionalmente illegittime, per violazione sia del principio di eguaglianza nella libertà di religione e di culto, che non ammette discipline restrittive solo per le confessioni senza intesa, sia del divieto per la legge regionale (che pure può disciplinare l’edilizia, anche di culto) di entrate nel merito dei rapporti tra la Repubblica e le singole confessioni religiose".
La Corte costituzionale ha ritenuto inoltre illegittima la norma che regolamentava il "piano delle attrezzature religiose", prevedendo che, "prima della sua approvazione, fosse eseguita una specifica istruttoria sui possibili problemi di ordine pubblico, coinvolgendo comitati di cittadini e forze dell’ordine; e che, comunque, il piano stesso dovesse imporre in ogni nuovo luogo di culto capillari sistemi di video-sorveglianza degli accessi, collegati con le forze di polizia".
Altri aspetti della legge regionale, come la convenzione urbanistica che le confessioni religiose dovevano stipulare con i Comuni e la "congruità architettonica e dimensionale degli edifici di culto” con le caratteristiche del paesaggio lombardo, sono invece state ritenute legittime, purché interpretate "in modo ragionevole e proporzionato". Tre punti del ricorso, infine, sono stati respinti.
Le reazioni della Lega: "Tremenda beffa"
Le reazioni della Lega all motivazioni della Consulta non si sono fatte attendere: "Suona come una tremenda beffa leggere, proprio in queste ore, caratterizzate dall'ennesima strage di matrice islamista che, alla base della ‘bocciatura' di alcune parti della legge regionale della Lombardia sulla costruzione di nuovi luoghi di culto, ci siano i termini ‘discriminazione' e ‘uguaglianza' religiosa – ha affermato l'assessore regionale al Territorio della Lombardia Viviana Beccalossi -. Noi non vogliamo discriminare nessuno, ma certamente porre regole chiare e certe che valgano per tutti".
Mentre il capogruppo del Carroccio al Pirellone, Massimiliano Romeo, ha annunciato che la Lega andrà avanti nel progetto, presentando "un nuovo progetto di legge che avrà le medesime finalità del precedente" dopo aver letto attentamente le motivazioni della Corte costituzionale: "Con l'Europa sotto attacco serve assolutamente una normativa che regolamenti le moschee poiché non è possibile continuare a regalare diritti senza pretendere in cambio doveri".