L’ultimo saluto a Umberto Eco. Pisapia: “Grande orgoglio per l’Italia”
Update 16.07: È stato il regista e attore Moni Ovadia a concludere la cerimonia funebre di Umberto Eco con una benedizione da non credente a non credente: “Che Dio ti benedica, perché Dio sopporta i credenti, ma predilige decisamente gli atei”. Prima Ovadia aveva raccontato una storiella che lo stesso Eco gli aveva riferito, ricordando che tra i due lo scambio di storielle e barzellette era uno dei passatempi preferiti. Il feretro è stato trasportato all'esterno del cortile del Castello Sforzesco tra gli applausi dei tanti presenti.
I ricordi di Cervetti e Coscia: Prima di Ovadia avevano preso la parola tra gli altri Gianni Cervetti e il compagno di liceo di Eco Gianni Coscia: "Eco amava il libro quale espressione della più alta attività umana. In fondo Umberto è stato un grande e moderno umanista", ha detto Cervetti, mentre Coscia ha raccontato un aneddoto legato al suo amico, citando le note di copertina di un suo disco jazz suonato con uno strumento poco tradizionale per questo genere, la fisarmonica.
Il nipote Emanuele: "Averti come nonno mi ha riempito di orgoglio" – Tra i ricordi più toccanti quello del nipote 15enne Emanuele, figlio di Stefano e Benedetta: “Volevo fare una lista di tutte le cose che abbiamo fatto insieme in questi 15 anni, visto che le liste ti piacevano tanto, ma sarebbe stata molto lunga", ha detto il ragazzo visibilmente commosso: "Tante volte mi era stato chiesto cosa si provasse ad avere un nonno così: averti come nonno mi ha riempito d’orgoglio".
L'ultima avventura editoriale: La nave di Teseo – La scrittrice Elisabetta Sgarbi ha parlato dell'ultima impresa in cui Eco si era cimentato: fondare la casa editrice "La Nave di Teseo": "Ci teneva a dire che la Nave di teseo fosse una casa editrice fondata da lui, ma non su di lui. Voleva essere solo un autore, ma sapevamo che era molto più di un autore – ha spiegato Sgarbi -. Avrei voluto ascoltare i suoi feroci rimproveri. Eco amava la Bompiani, e per rimanere fedele alla Bompiani, a se stesso e a Mario Andreose aveva fondato la Nave di Teseo. Aveva una speranza: ricongiungersi alla Bompiani", ha ricordato Elisabetta Sgarbi, che ha poi sottolineato come Eco non avesse alcun bisogno di fondare una nuova casa editrice: "Lo ha fatto perché si deve, come atto di libertà, per regalare un futuro. Perché questo in fondo vuol dire fondare una casa editrice".
Furio Colombo: "Era felice quando insegnava" – Il compagno di università di Eco, Furio Colombo, ha portato una copia del New York Times di ieri: "La domanda principale che circola è: ‘Come è possibile che ci sia qualcuno che dedica la sua vita a insegnare e lo fa con una profondità che lo rende pluri-onorato e nello stesso tempo scrive libri che si vendono in milioni di copie?' ha detto Colombo, spiegando che in questa doppia anima è racchiusa l'essenza di Eco.
Colombo ha poi ricordato alcuni aneddoti, tra cui quello di quando Eco ha fatto il servizio di leva. Colombo gli consigliò di non mostrarsi troppo colto. Poi lo andò a trovare qualche tempo dopo e fu fermato dal soldato di piantone con queste parole: “Il professore sta lavorando": "Era felice quando insegnava", ha concluso Colombo.
Update 15.30, il saluto dei ministri Franceschini e Giannini: Il ministro dei beni culturali Dario Franceschini ha ricordato un discorso semplice e breve sulla conoscenza reciproca delle persone e dei popoli come antidoto alle guerre che Eco tenne di fronte ai ministri della Cultura di altri Paesi: "Voi ministri della cultura siete protagonisti della mutua comprensione dei popoli. Molta gente nei secoli si è uccisa perché non si conosceva abbastanza. Voi siete i diffusori della conoscenza reciproca", aveva detto Eco. "Guardando Eco, magari nei suoi momenti di silenzio, era possibile capire, vedere che in quei silenzi stava consultando la sconfinata biblioteca che aveva dentro di sé. In quei silenzi stava cercando, stava lavorando", ha spiegato Franceschini, che poi ha citato Conrad: "Aveva ragione Conrad quando diceva: ‘Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?'. Ecco, grazie maestro per aver guardato dalla finestra anche per noi".
Il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini ha invece cercato una sintesi: "Direi che il professor Umberto Eco è il simbolo di quel classicismo innovatore di cui c’è ancora tanto bisogno. Abbiamo perso un maestro, ma non abbiamo perso la sua lezione. Non abbiamo perso la sua opera, che è un’opera aperta. Carissimo Umberto, oggi non è un addio".
L'intervento di Giuliano Pisapia: "Che bella piazza, tante persone che vogliono dare il loro saluto commosso a Umberto. È difficile ricordare e parlare di Umberto Eco, perché le parole di fronte a un maestro della parola non è facile trovarle. Caro Umberto, tutto il mondo ha parlato di te, delle tue opere. Altri oggi parleranno di un grande, indimenticabile genio, io parlerò di un uomo. Della sua cultura, della sua leggerezza e semplicità che è grandezza, della sua voglia di divertirsi e di divertire. Del suo amore per gli altri, che è amore della bella politica. Della sua capacità di fondere e unire più mondi”.
"Milano è la città dei libri e dell’editoria e lui il simbolo della cultura. Grazie Umberto per aver scelto di viviere qui a Milano, grazie per aver mostrato al mondo la nostra grandezza. Grazie per i tuoi studi e i tuoi libri, grazie perché hai accompagnato con i tuoi insegnamenti più generazioni, offrendo ad ognuna di esse un motivo per amare la vita. Grazie per aver amato le novità, come le ama Milano".
"Davanti agli occhi abbiamo il tuo sguardo e il tuo sorriso. Come dicevi tu, lascia parlare il cuore, interroga i volti, non ascoltare le lingue. Umberto, sei stato, sei e sarai il grande orgoglio per l’Italia intera e noi vogliamo tenerti stretto perché ci mancherai tanto".
Update 15: Una folla composita, di gente della cultura, delle istituzioni e "semplici" cittadini milanesi affolla il cortile della Rocchetta del Castello Sforzesco di Milano. Sotto i portici è adagiata la bara con la salma di Umberto Eco: dietro la bara la corona di fiori inviata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con i corazzieri. A dare inizio alla cerimonia un brano di musica barocca eseguito da un complesso con viola e clavicembalo.
La cerimonia alle 15
Inizierà alle 15, al cortile della Rocchetta del Castello Sforzesco di Milano, la cerimonia funebre per salutare Umberto Eco, l'intellettuale scomparso nelle notte tra venerdì e sabato all'età di 84 anni. Una folla di centinaia di persone ha già iniziato ad accalcarsi vicino al Castello, che è proprio di fronte a dove Eco abitava a Milano. Tra coloro che porteranno l'ultimo saluto allo scrittore e semiologo di fama internazionale ci saranno anche il comico toscano Roberto Benigni, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia e i ministri alla Cultura e all'Istruzione, Dario Franceschini, e Stefania Giannini. Il Capo dello Stato Sergio Mattarella manderà invece una corona con i corazzieri.
La cerimonia si svolgerà con rito civile per volontà della famiglia: sarà sobria e breve e dovrebbe terminare alle 16. La Rai la trasmetterà in diretta tv. La presidente dell'emittente di Stato Monica Maggioni sarà presente ai funerali assieme al direttore generale Antonio Campo Dall'Orto. Tra gli altri omaggi allo scrittore da segnalare quello dell'Università di Bologna, dove Eco ha insegnato per più di 41 anni: l'Ateneo porterà la toga dell'Alma Mater.
Eco sarà cremato
Una volta conclusa la cerimonia la salma di Umberto Eco, morto a causa di un cancro, verrà cremata in forma strettamente riservata, secondo quelle che erano le volontà dello scrittore. Tra le persone che nei giorni della scomparsa hanno voluto ricordare l'intellettuale, nato ad Alessandria ma che aveva scelto di vivere e lavorare a Milano, anche il suo collega israeliano A.B. Yehoshua, che da Tel Aviv ha parlato di Eco come di "una classica figura rinascimentale" e poi, citando il filosofo Friedrich Nietzsche, ha aggiunto: "È stato un uomo di ‘Gaia scienza"'.