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L’ombra del “Blue Whale” a Milano: quattro casi sospetti tra adolescenti

Il procuratore capo del tribunale per i minorenni di Milano, Ciro Cascone, ha denunciato quattro casi sospetti di autolesionismo tra adolescenti a Milano che potrebbero essere collegati al “Blue whale”, il cosiddetto “gioco del suicidio”: “In questo momento i ragazzini di 12-15 anni sono molto incuriositi”. La procura indaga su presunti “curatori” maggiorenni, che potrebbero aver istigato i ragazzini a compiere atti di autolesionismo.
A cura di Francesco Loiacono
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La segnalazione arriva da una fonte autorevole: il procuratore capo del tribunale per i minorenni di Milano, Ciro Cascone. È lui che, intervistato dal "Corriere della sera", parla di quattro casi sospetti di autolesionismo tra adolescenti a Milano. E cita il "Blue whale" (Balena blu), il cosiddetto "gioco del suicidio" che sarebbe all'origine di diversi casi di suicidio o tentato suicidio tra giovanissimi in Russia (ma anche in Italia iniziano ad esserci segnalazioni), anche se sono molti i dubbi a riguardo.

"Solo nell’ultima settimana abbiamo avuto una decina di segnalazioni, tra Milano e le province lombarde che seguiamo, e altre ne arrivano – afferma Cascone nell'intervista -. Circa la metà paiono falsi allarmi. Gli altri casi invece sono delicati, da approfondire: il sospetto concreto che siano legati alla Blue Whale c’è. In questo momento i ragazzini di 12-15 anni sono molto incuriositi".

I casi riguardano ragazzini tra i 15 e i 13 anni

I quattro casi di cui parla il procuratore a Milano riguardano tre ragazzine di età compresa tra i 15 e i 13 anni e un ragazzino 15enne. A segnalare i comportamenti sospetti degli adolescenti sono state le rispettive scuole. Una costante, nel profluvio di notizie sul "Blue whale" che circolano in rete, dal momento che i genitori spesso non sono a conoscenza né dell'esistenza del fenomeno e né del fascino perverso che può esercitare su alcuni ragazzini. Ecco perché, secondo il procuratore, i mezzi di informazione devono comunque trattare – senza sensazionalismi e con la dovuta cautela – l'argomento: genitori e insegnanti "devono essere informati e messi in allerta per decodificare eventuali stranezze nel comportamento dei minori".

I segni di autolesionismo da monitorare

Quali sono queste stranezze? Piccoli tagli sulle labbra, incisioni e scritte sul palmo delle mani e sulle braccia. Segni di autolesionismo superficiali che sarebbero le prime prove di un "gioco" che gioco non è: 50 tappe in successione, da documentare fotograficamente, che gli adolescenti sono chiamati ad affrontare da un fantomatico "curatore" che si nasconde dietro a qualche sito web (col sospetto che spesso si tratti di bot, e non di esseri umani). Questo è, in sintesi, il "Blue whale". I ragazzini che scelgono di sottoporsi alle prove devono inviare le foto al proprio curatore, per dimostrare il proprio "coraggio". Ma non è così: si tratta semplicemente di prove che conducono verso il completo disfacimento di sé, fino al gesto estremo del suicidio.

Compito dei genitori e degli educatori, secondo il procuratore, è farsi attenti interpreti dei piccoli segnali di nervosismo dei ragazzi, cogliere i segni di autolesionismo, parlare con loro e aiutarli a capire che non è certamente rispondendo alle prove imposte da una persona sconosciuta che dimostreranno di essere coraggiosi o grandi. Certo, aggiungiamo, va capito prima di tutto cosa spinge alcuni giovanissimi a rispondere al richiamo di un gioco che porta all'autodistruzione: va capito da dove deriva il loro disagio, la loro tristezza. Non è semplice, ovvio: anche perché, come spiega Cascone, ad essere affascinati dal "Blue whale" sono spesso "ragazzini normali, piuttosto bravi a scuola".

Per arginare il fenomeno, quindi, va seguita anche l'altra strada: perseguire coloro che si nascondono dietro il web per cercare di adescare i minori e invischiarli in un vortice autodistruttivo: "Fino a prova contraria i presunti ‘curatori' sono maggiorenni – spiega il procuratore – quindi dal punto di vista penale è la Procura ordinaria a condurre le indagini, sempre coordinata con noi. Si potrebbero ipotizzare istigazione al suicidio, atti persecutori, persino stalking o una nuova forma di cyberbullismo".

La procura apre un'indagine sui cosiddetti "curatori"

Poco dopo l'intervista al procuratore è arrivata la conferma che la procura di Milano indaga concretamente contro presunti "curatori" maggiorenni. L'ipotesi di reato, da quanto si è saputo, potrebbe essere istigazione al suicidio. A condurre le indagini, molto delicate considerando l'argomento, è il pool tutela "fasce deboli" coordinato dal pubblico ministero Cristina Roveda. La procura di Milano si aggiunge così a quelle di altre città d'Italia, come Udine e Como, dove sono sono in corso inchieste per cercare di stroncare il fenomeno degli episodi di autolesionismo potenzialmente legati al "Blue whale".

Se la magistratura ordinaria lavora sui cosiddetti "curatori" maggiorenni, la procura guidata da Cascone sta invece effettuando verifiche per capire se vi possano essere anche curatori minorenni. I ragazzini individuati finora e coinvolti nell'assurdo "gioco del suicidio" avrebbero negato di aver istigato altri coetanei a compiere atti di autolesionismo.

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