Josephine, annegata nuda nella piscina del compagno, il sospetto: “Colpita e poi gettata in acqua”
"Mia sorella Josephine è stata uccisa. Sono convinta che sia stata colpita nella sua stanza e spinta in piscina per far credere che fosse annegata". Sono sospetti terribili quelli espressi, su Facebook, da Tina Odijie, una delle sorelle minori di Josephine Odijie, la 35enne trovata cadavere nella piscina dell'agriturismo Cascina Reghinera a Cavacurta, borgo verde nella periferia di Lodi. Sin da quando il corpo della giovane aspirante infermiera è stato ritrovato completamente nudo nella piscina della villetta dove viveva il suo compagno, Stefani Acerbi, proprietario della struttura, sul caso si sono allungate le ombre del giallo.
Si indaga per omicidio
A far scattare i sospetti di una morte violenta, sulla quale ora è aperto un fascicolo per omicidio, è stata l'assenza dei vestiti della giovane donna sulla scena del ritrovamento, ma non solo, anche le strane circostanze della morte. L'autopsia, disposta sul corpo nell'ambito delle indagini guidate procuratore di Lodi, Domenico Chiaro, ha accertato che la morte è avvenuta per annegamento, ma Josephine era in grado di nuotare, come dimostrato da diverse testimonianze, e l'acqua della piscina era piuttosto bassa. Un malore? L'autopsia ha escluso anche quello. Non resta, dunque, che l'ipotesi di una violenza, nella quale crede fermamente la sorella della presunta vittima, ma non il compagno.
Il compagno
"Perché qualcuno avrebbe dovuto farle del male?" si domanda, intervistato da ‘Giallo', Stefani Acerbi, 78 anni, otto dei quali passati con la giovane Josephine. Acerbi – imprenditore agricolo con una carica di rilievo in Confagricoltura, che al momento della tragedia si trovava in barca con amici in Toscana – è stato interrogato subito dopo il ritrovamento del corpo della giovane. L'imprenditore ha raccontato ai carabinieri di Codogno che Josephine quel weekend non lo avrebbe seguito in barca perché lunedì 25 giugno avrebbe dovuto sostenere l'esame per le professioni sanitarie. La ragazza, che aveva conosciuto il compagno ai tempi in cui lavorava come commessa in un negozio di Milano, sognava di diventare infermiera ed era a un passo dal realizzare quel desiderio che la morte le ha strappato.
Il giallo dei vestiti
Anche i vicini testimoniano che la giovane conduceva una vita tranquilla, sempre al fianco del compagno e che era molto riservata. In quest'ottica stride l'immagine della giovane che, abitando a cento metri dalla piscina, li percorre praticamente nuda – attraversando una strada – solo per fare il bagno. Uno scenario che, pur se ritenuto credibile, racchiude ancora un'incognita, forse la principale: che fine hanno fatto i vestiti di Josephine? Li ha lasciati a casa sua o se li è tolti a bordo piscina, da dove sono spariti? Mentre in queste ore i tecnici stanno cercando di sbloccare il telefono della giovane donna gli esiti del test tossicologico hanno riscontrato la presenza di alcol. Josephine, dunque, aveva bevuto, un'altra circostanza che induce a ritenere che la notte in cui è morta non fosse sola.