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Incidenti sul lavoro, Zyber Curri: l’operaio morto mentre lavorava “per nessuno”

È morto sei mesi fa precipitando in un dirupo mentre lavorava in un cantiere in Val Cavargna, in provincia di Como. Non c’è ancora un verità sul destino di Zyber Curri, 48enne di nazionalità kosovara, padre di famiglia e residente da anni in Val Camonica. Tutte le ditte impegnate in quel cantiere hanno negato di conoscerlo. Così nessuno si è preso la responsabilità dell’accaduto e lui è rimasto un “fantasma”. La sua famiglia chiede giustizia e i sindacati ricordano che la Lombardia è maglia nera degli infortuni e dei morti sul lavoro.
A cura di Simone Gorla
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Zyber Curri (Fonte: Vocecamuna.it)
Zyber Curri (Fonte: Vocecamuna.it)

Zyber Curri è morto la mattina del 12 dicembre del 2018 mentre lavorava. Stava posando delle tubature in un cantiere in Val Cavargna, in provincia di Como, quando ha perso l'equilibrio ed è scivolato in un dirupo, in località Mondrago, battendo la testa. Sei mesi dopo non c'è nessuno che si prenda la responsabilità di quello che è accaduto, perché a oggi non si è trovato il datore di lavoro dell'operaio. Come riportato dal Corriere della Sera, tutte le ditte coinvolte nei lavori hanno detto di non conoscerlo. È il caso, tragico e paradossale dell'operaio 48enne, originario del Kosovo, che si era trasferito in Italia per sfuggire alla guerra. Dalla fine degli anni Novanta viveva a Edolo, in Val Camonica, con sua moglie e quattro figli. In paese era conosciuto e la sua morte ha suscitato cordoglio e commozione.

La famiglia e i sindacati chiedono giustizia e verità

Oggi a Monza i rappresentanti lombardi dei lavoratori per la sicurezza di Cgil Cisl e Uil sono tornati a chiedere più controlli, più formazione e più risorse. La Fillea Cgil Lombardia e Fillea VC Sebino hanno ricordato la morte di Zyber Curri. La ricerca delle verità sulla sua tragica fine si è scontrata con una intricata storia di appalti e subappalti. Così alla fine tutte le imprese edili chiamate in causa hanno negato ogni responsabilità. A tutti gli effetti l'operaio su quel cantiere era un "fantasma". "C'è bisogno di legalità e di regole. La sospensione del codice degli appalti attraverso il decreto sblocca cantieri non va in questa direzione", commentano i sindacati, ricordando che la Lombardia è maglia nera per numero di infortuni sul lavoro, e di morti. "Marceremo fino a quando la sicurezza sul lavoro e la dignità delle persone saranno al primo posto nell'agenda politica di questo paese". I sindacati e la famiglia di Zyber continuano a chiedere la verità, senza però ricevere risposte. Sarà l'inchiesta avviata sul caso della procura di Como a provare a dare risposta alle loro domande.

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