Incidente sul lavoro nel Bresciano: operaio di 50 anni muore schiacciato da un magnete
Tragedia sul lavoro a Ospitaletto, in provincia di Brescia. Un operaio di 50 anni, Gian Domenico Benzoni, ha perso la vita questa mattina dopo essere rimasto schiacciato da un magnete del peso di circa tre tonnellate. L'incidente è avvenuto all'interno della ditta Ferrosider. La vittima era dipendente di una ditta esterna, la Simin di Costa Volpino, ma lavorava alla Ferrosider da circa 20 anni come addetto al carico dei camion. La dinamica dell'incidente mortale dovrà ancora essere accertata con precisione: sembra comunque che l'uomo sia rimasto schiacciato dalla calamita dal peso di circa tre tonnellate usata per spostare i rottami ferrosi. Il magnete non ha lasciato scampo all'operaio, colpito all'altezza del collo.

I colleghi dell'operaio morto, l'ennesima vittima su un luogo di lavoro, oltre a piangere il loro compagno hanno deciso di indire uno sciopero per tutta la giornata odierna, chiedendo altresì un incontro con la dirigenza dell'azienda e con l'Azienda territoriale di salute per discutere della sicurezza sul lavoro. Una sicurezza che evidentemente, come mostrato in maniera lampante dalla tragedia odierna, ha mostrato purtroppo enormi falle.
Gian Domenico Benzoni era originario di Artogne, paese del Bresciano dove risiedeva con moglie e figlia adolescente ed era molto stimato. Anche sul luogo di lavoro Gian Domenico era conosciuto come un operaio esperto e scrupoloso, come hanno riferito i suoi colleghi. Proprio uno di loro lo ha trovato sotto il pesante magnete e ha dato l'allarme: è stato poi soccorso a sua volta per il forte stato di choc.
Rota (Fiom-Cgil): "Incidente mortale effetto dell'eccessiva precarietà"
Sull'ennesima morte sul lavoro nel Bresciano è intervenuto il segretario generale della Fiom-Cgil Lombardia, Mirco Rota, che ha dichiarato: "Nel chiedere al management un incontro per invocare interventi urgenti sulla sicurezza, come organizzazioni sindacali, non possiamo fare altro che ribadire che in questi anni le aziende hanno avuto troppa libertà di effettuare licenziamenti, grazie alla tanto reclamata flessibilità in uscita e, per converso, hanno investito poco o nulla in formazione. Queste sono le drammatiche conseguenze". Rota ha quindi denunciato espressamente che "un'eccessiva precarietà sul lavoro porta con sé, come effetto nefasto, un rischio elevato di infortuni, alcuni dei quali purtroppo mortali", sottolineando che "la responsabilità di tante morti bianche deve essere perciò fatta ricadere sui datori di lavoro. Tanta precarietà e il fatto che le imprese taglino i costi sulla sicurezza e sulla prevenzione, fa sì che non si presti più attenzione al lavoro svolto e ai possibili infortuni derivanti da una formazione rapida e approssimativa per gli operai e le maestranze che operano a stretto contatto con grossi rischi per la loro incolumità".