Imprenditori picchiati e costretti a pagare il pizzo: sette pluripregiudicati arrestati a Bergamo

Una pericolosa e violenta associazione a delinquere costituita da pluripregiudicati di nazionalità italiana e albanese è stata smantellata dalla guardia di finanza di Bergamo. Sette le misure di custodia cautelare in carcere che i finanzieri delle Fiamme gialle hanno eseguito dalle prime ore di questa mattina: altri sei componenti del sodalizio criminale erano già stati arrestati in precedenza, mentre oltre alle persone finite in manette ci sono altri 15 indagati. Le accuse a vario titolo sono di estorsione, rapina, lesioni, spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione, minacce e detenzione illegale di armi clandestine. Ma durante le indagini, complesse e molto rischiose, i finanzieri si sono imbattuti in diretta anche in un tentato omicidio, non andato a buon fine solo perché l'arma utilizzata dal responsabile, poi individuato e arrestato, si è inceppata.
Chi non pagava il pizzo veniva picchiato
Le sette persone arrestate oggi, alcune delle quali avevano precedenti per associazione per delinquere di stampo mafioso e omicidio, operavano nella provincia di Bergamo imponendo con la violenza agli imprenditori il pagamento di ingenti somme di denaro a titolo di protezione della loro attività. Alcuni filmati realizzati dalle Fiamme gialle durante le indagini hanno documentato i pestaggi a cui venivano sottoposti gli imprenditori che rifiutavano di pagare il pizzo. In alcuni casi i titolari di attività, messi alle strette dalle richieste di denaro, erano stato costretti anche a cedere le proprie attività ai loro estorsori. Due di questi sono stati arrestati in flagrante mentre incassavano cinquemila euro da un imprenditore all’interno di un bar di Colognola. Altre tre persone sono state arrestate per spaccio di sostanze stupefacenti, mentre un quarto per reati inerenti la legge sull’immigrazione. Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore di Bergamo Fabio Pelosi: a emettere le misure di custodia cautelare in carcere è stato il giudice per le indagini preliminari di Bergamo Massimiliano Magliacani. Durante le indagini sono state sequestrate quattro armi clandestine con matricola abrasa: due, oltre a numerosi proiettili, un silenziatore e denaro contante erano nascoste all’interno di una poltrona in un ufficio di Verdello.