Milano, Beppe Sala a Luigi Di Maio: “Su chiusure domenicali non ci rompete, fatele ad Avellino”
"Non ci rompano le balle" sulle chiusure domenicali. E' netto il giudizio del sindaco di Milano Beppe Sala sulle intenzioni del governo guidato da Giuseppe Conte e in particolare del ministro del Lavoro Luigi Di Maio in merito alla possibilità di obbligare i negozi a ridurre le aperture domenicali.
"Non vengano a rompere le balle a noi che siamo un modello che funziona con 9 milioni di turisti", ha detto Sala nel corso di un intervento all'Università Milano Bicocca a un convegno sul tema del'occupazione femminile. "La proposta del vicepremier Luigi Di Maio la trovo una follia. E poi perché chi gestisce negozi e ad esempio non i giornalisti? Qual è il senso? Se la vogliono fare in provincia di Avellino la facciano, ma a Milano è contro il senso comune. Pensassero alle grandi questioni politiche, non a rompere le palle a noi che abbiamo un modello che funziona e 9 milioni di turisti", ha aggiunto il primo cittadino di Milano. Qualche giorno fa, in un'intervista rilasciata a Elle, il vice presidente del Consiglio Di Maio è tornato sul tema delle chiusure domenicali:" Con i turni domenicali degli esercizi commerciali non ci sarà una perdita di posti Di lavoro. Non sarà così perché questi esercizi aumenteranno la produttività. Che è commisurata alla qualità della vita e alla de-precarizzazione dei dipendenti. Tranquilli, ci sarà sempre un supermercato aperto dove andare".
Di Maio replica: "Sala ‘fighetto', per lui i diritti una rottura di palle"
"Per il sindaco Di Milano Sala i diritti delle persone sono una rottura Di palle. Nessuno vuole chiudere nulla a Milano ne' da nessun altra parte, ma chi lavora ha il diritto a non essere più sfruttato", replica su Facebook Di Maio aggiungendo: "Questo rompe le palle a un sindaco fighetto del Pd? E chi se ne frega!". A stretto giro la controreplica su Twitter del sindaco Sala: "Quando il ministro Di Maio avrà lavorato nella sua vita il 10% Diquanto ho fatto io, sarà più titolato a definirmi ‘fighetto'. Non ho altro da aggiungere".