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Il sindaco di Bergamo Gori ammette: “Mi sono accorto tardi della gravità dell’emergenza sanitaria”

“Me ne sono reso conto il primo di marzo. Me lo ricordo bene perché quel giorno ricevetti una telefonata dall’ospedale Papa Giovanni dove mi si diceva: “Qua stanno arrivando tantissimi malati e gravi”. Questa situazione io non me l’aspettavo”. Così il sindaco di Bergamo Giorgio Gori parlando dell’emergenza sanitaria che ha colpito la Lombardia e la provincia orobica.
A cura di Filippo M. Capra
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"Me ne sono reso conto il primo di marzo. Me lo ricordo bene perché quel giorno ricevetti una telefonata dall'ospedale Papa Giovanni dove mi si diceva: "Qua stanno arrivando tantissimi malati e gravi". Questa situazione io non me l'aspettavo". Così il sindaco di Bergamo Giorgio Gori in un'intervista concessa a Fiorenzo Tagliabue, Ceo dell'agenzia Newgate, nel corso del panel "Il difficile dialogo con i cittadini durante una pandemia" organizzato da Parole O_stili.

Gori: Abbiamo sottovalutato il problema

Il primo cittadino della città orobica ripercorre quelli che sono stati i momenti subito precedenti alla massima gravità dell'emergenza che la provincia di Bergamo ha pagato a caro prezzo: "Pochi giorni prima, il 27 di febbraio, ancora, non soltanto noi amministratori, che possiamo anche fare degli errori e, a volte, essere anche un po' superficiali nella comunicazione, ma virologi e giornalisti autorevoli dicevano: "Siamo prudenti, sì, ma continuiamo la nostra vita normale"". Gori parla di una "sottovalutazione" del problema che "è arrivata fino a un passo dalla data in cui l'epidemia si è manifestata, almeno qui, in tutta la sua violenza". Lì il possibile spartiacque che ha fatto aprire gli occhi sulla reale gravità della situazione: "Pochi giorni dopo eravamo già pieni di persone ricoverate gravi e dei primi morti. E quindi lì me ne sono reso assolutamente conto".

Il sindaco: I camion con i feretri hanno dato il senso della gravità

Il primo cittadino bergamasco parla poi di una lettera, ricevuta il 5 marzo da un anestesista, in cui gli veniva descritta la situazione "di assoluta emergenza", anche se Gori sottolinea come il termine "emergenza non sia abbastanza, perché era qualcosa di più", dei servizi sanitari dell'ospedale: "Questo mi ha dato ulteriore conferma", ha detto Gori. Il punto di non ritorno, infine, quello in cui ognuno ha dovuto fare i conti con la realtà ed essere travolto dal dolore, pur non fosse cittadino bergamasco, il sindaco lo identifica con il 18 marzo, quando "le immagini di quei camion che trasportavano i feretri via da Bergamo, e che hanno fatto il giro del mondo, sono riuscite a a dare il senso della gravità di quello che stava accadendo", ha infine chiosato Gori.

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