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Il sindaco di Alzano: “Se ripenso a quando mancava l’ossigeno per i malati mi vengono i brividi”

È un ricordo ancora vivo nella memoria di Camillo Bertocchi, sindaco di Alzano Lombardo, quello dei giorni dell’emergenza Covid che hanno messo in ginocchio il comune in provincia di Bergamo tra i più colpiti dalla pandemia. “Quei mesi per noi sono stati una lunga, infinita notte. Le settimane centrali di marzo sono state drammatiche per la gestione sanitaria – le parole del primo cittadino – ma la cosa peggiore è stata la mancanza di ossigeno, se ci ripenso mi vengono ancora i brividi”
A cura di Chiara Ammendola
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Il sindaco di Alzano Lombardo Bertocchi
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"Quei mesi per noi sono stati una lunga, infinita notte. Le settimane centrali di marzo sono state drammatiche per la gestione sanitaria. Ma la cosa peggiore è stata la mancanza di ossigeno, se ci ripenso mi vengono ancora i brividi", così il sindaco di Alzano Lombardo Camillo Bertocchi rivive i tragici momenti dell'emergenza Covid nella sua città, diventata ormai simbolo della lotta alla pandemia.

In quel periodo nessuno ci dava risposte, dovevamo arrangiarci

"Mi telefonavano: mio padre non ha più ossigeno, non riesce a respirare – il racconto del sindaco in un'intervista al Corriere della Sera – la gente mi ringrazia ancora per la comunicazione. I cittadini sentivano di tutto e noi sindaci abbiamo cercato di garantire la credibilità delle istituzioni. Ma non era facile. Noi stessi chiamavamo per avere risposte che non arrivavano, e ci dovevamo arrangiare. Nei primi tempi non riuscivamo nemmeno a dare una proporzione al problema. Fin quando abbiamo visto i dati dei decessi che venivano comunicati all'anagrafe". "Se tutto questo ci ha insegnato qualcosa – continua il primo cittadino – sulla nostra pelle, è la necessità di essere comunità e di essere uniti: questo è stato il nostro principale elemento di forza, senza il quale non saremmo stati in grado di uscirne".

Affrontare la paura e colmare il vuoto lasciato da chi se n'è andato

"Io sento soprattutto la voglia di stare uniti. Ma in questo momento per noi è tutto difficile, direi molto lento. In qualsiasi cosa facciamo, tutto impone prudenza: per noi c'è ancora una grande paura di ricadere in quella emergenza. Certo, c'è voglia di ripartire ma con la consapevolezza che non è facile". E poi il pensiero a chi non c'è più e a chi è rimasto che dovrà affrontare anche questo secondo dramma: "Si sente anche l'improvvisa mancanza di tante persone che avevano rappresentato figure di riferimento per la comunità – conclude Bertocchi – è un'altra emergenza, poco raccontata ma ugualmente drammatica. C'è bisogno di colmare i vuoti per tornare a lavorare insieme".

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