Il pugile Moutaharrik non può stare in aula durante il processo: “E’ dell’Isis”
Abderrahim Moutaharrik "è presumibilmente appartenente all'Isis", scrive il gup di Milano Alessandra Simion. Per questo la giudice ha respinto l'istanza dei legali del pugile marocchino. La richiesta riguardava la possibilità che l'imputato fosse presente in aula durante il processo con rito abbreviato a cui è sottoposto. L'ordinanza riguarda anche due degli altri tre imputati: la moglie del pugile, Salma Bencharki, e l'altra marocchina Wafa Koraichi. Non si è opposto alla videoconferenza il quarto imputato, Abderrahmane Khachia. Secondo gli avvocati dei tre accusati si sarebbe verificata una "violazione del diritto della difesa" perché i loro assistiti hanno potuto partecipare al processo solo attraverso uno schermo video dai carceri dove sono reclusi.
L'accusa, per Moutaharrik, è terrorismo internazionale. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, gli imputati avevano ricevuto precise indicazioni per compiere attentati in Italia. Il Vaticano e l'ambasciata d'Israele a Roma, gli obiettivi designati per l'attacco terroristico. Il pugile e la moglie sarebbero partiti presto per la Siria insieme ai loro due figli, di due e quattro anno. Per unirsi alle file dell'Isis, secondo la procura. "Per aiutare la popolazione e i bambini colpiti dalla guerra", secondo quanto detto da Moutaharrik al giudice per le indagini preliminari Manuela Cannavale. Nelle parole del gup Simion è espressa, forse, più di un'anticipazione sul verdetto della corte in merito alle accuse rivolte a Moutahrrik.