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Il padre e il fratello di Sana Cheema rischiano la pena di morte

Il padre e il fratello di Sana Cheema, accusati dell’omicidio della giovane italo-pachistana, rischiano la pena di morte. Lo spiega all’agenzia Ansa l’ispettore di polizia Furqan Shazad. Resta indagato anche lo zio. La ragazza sarebbe stata uccisa perché avrebbe rifiutato un matrimonio combinato.
A cura di Enrico Tata
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Sana Cheema (foto dal profilo Instagram)
Sana Cheema (foto dal profilo Instagram)

Il padre e il fratello di Sana Cheema rischiano la pena di morte o l'ergastolo, spiega all'agenzia Ansa l'ispettore di polizia Furqan Shazad. L'autopsia ha stabilito che la giovane italo-pachistana residente a Brescia è stata strangolata. La giovane, secondo i suoi amici, sarebbe stata uccisa dai familiari per aver rifiutato un matrimonio combinato. Sana era innamorata di un ragazzo italiano conosciuto a Brescia e non aveva intenzione di sposare il ragazzo scelto per lei dalla famiglia. E' tuttora indagato anche lo zio.

Jabran Fazal, della comunità pakistana di Brescia, ha diffuso i risultati dell'autopsia e ai microfoni di Fanpage.it ha dichiarato: "Aveva un'agenzia di pratiche aiuto, era conosciuta e integrata in città, come la sua famiglia. Agli amici aveva detto che sarebbe tornata dopo il matrimonio, ma non sappiamo chi avrebbe dovuto sposare".

Scriveva questa mattina su Facebook Fazal, presidente dell'associazione culturale Pak Brescia: "Le prime informazioni della stampa pakistana sulla autopsia confermano la morte della ragazza italo-pakistana Sana Cheema per soffocamento. Un'altra fonte dice che un osso della gola risultava fratturato. In giornata è attesa la conferenza stampa o comunicato ufficiale della polizia pakistana. La comunità pakistana di Brescia ha appreso stamane la notizia ed esprime oltre alla rabbia e dolore una forte condanna per questo atroce delitto.  Stiamo organizzando una manifestazione di solidarietà e ricordo per la #Sana_Cheema  Appena ci saranno gli aggiornamenti, saremo i primi a diffondere, perché siamo la verità e giustizia".

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