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Il Bacio di Hayez e opere d’arte per 25 milioni di euro sequestrate a Bergamo: imprenditore arrestato

Un imprenditore d’arte di Bergamo si sarebbe spacciato per collezionista per far rientrare in Italia il proprio ingente patrimonio in opere d’arte, pagando al Fisco meno del dovuto. L’uomo è finito agli arresti domiciliari e deve ora rispondere di false attestazioni e autoriciclaggio. I militari della guardia di finanza hanno sequestrato il “tesoro” dell’imprenditore: quadri e altre opere per oltre 25 milioni di euro, tra cui il celebre “Bacio” di Hayez.
A cura di Francesco Loiacono
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"Il Bacio" di Francisco Hayez, uno dei quadri sequestrati
"Il Bacio" di Francisco Hayez, uno dei quadri sequestrati

Deteneva un vero e proprio tesoro all'estero e aveva approfittato della voluntary disclosure (una procedura di collaborazione volontaria) per farlo rientrare in Italia. Ma i militari della guardia di finanza di Bergamo hanno scoperto diverse irregolarità commesse da un imprenditore d'arte nella procedura di rientro dei suoi capitali. Per questo l'uomo è stato arrestato ed è finito ai domiciliari, mentre il suo tesoro è stato sequestrato: nella rete delle Fiamme gialle sono finiti così capolavori come una copia de "Il Bacio" di Francisco Hayez oltre a dipinti di Brueghel, Vanvitelli, Manzoni, Fontana, Boldini, Canaletto e tanti altri, per un valore complessivo di oltre 25 milioni di euro.

L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore della Repubblica Walter Mapelli e dal sostituto Emanuele Marchisio. I sospetti attorno alla figura dell'imprenditore sono nati nell'ottobre del 2015 quando, pochi giorni dopo l’avvio di una verifica fiscale, l'uomo ha deciso di ricorrere alla voluntary disclosure per regolarizzare un ingente patrimonio in opere d’arte. Anziché dichiararsi imprenditore nel settore dell'arte, però, secondo i finanzieri l'uomo si sarebbe definito collezionista per versare al Fisco un importo ridotto rispetto a quello dovuto, attraverso false attestazioni. Un reato che, se sarà effettivamente accertato, potrà costare all'uomo fino a sei anni di reclusione. Oltre alle false attestazioni l'imprenditore deve rispondere anche di autoriciclaggio: avrebbe infatti ceduto a una sua cliente – la cui posizione è al vaglio degli inquirenti – parte delle opere, fornendole però anche le disponibilità per acquistarle: circa 11 milioni di euro. Ai quadri sequestrati direttamente (77 opere che l'uomo voleva far rientrare direttamente in Italia) si aggiungono altri capolavori che sono stati bloccati cautelativamente per fare fronte al valore dell'eventuale autoriciclaggio (200 tra dipinti e sculture di artisti del calibro di Modigliani, Burri, Arcimboldi, Cerruti, Pomodoro e Baschenis). Sono stati bloccati anche i conti correnti dell'imprenditore.

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