I pediatri dopo la morte della piccola Aurora: “Mai più un caso simile”. Genitori indagati
Dopo il caso della piccola Aurora, la bimba di soli nove mesi morta giovedì sera a Milano perché malnutrita, arriva l'intervento anche dei pediatri di famiglia di Milano. "Mai più un caso Aurora. È necessario che l’Asl s’impegni, insieme con i pediatri, per fare scattare un alert quando un neonato non viene vaccinato né visitato", afferma al Corriere Roberto Marinello, vice coordinatore pediatri di famiglia dell’Asl. "In una città che sta riguadagnando punti in cultura ed economia, manca ancora un miglioramento dell’assistenza socio sanitaria".
Morire di stenti nella città di Expo
La morte della piccola Aurora ha scosso dalle fondamenta un'intera città, che sgomenta continua a chiedersi come sia possibile morire di stenti – almeno stando ai primi rilievi del medico legale e del 118, ma è aperta un'inchiesta della magistratura – in una metropoli che tra meno di due mesi ospiterà l'Expo. La piccola, soccorsa nell'abitazione dei genitori in via Severoli a Primaticcio, periferia sud ovest di Milano, oltre a piaghe da decubito e a evidenti segni di malnutrizione, non era mai stata vaccinata dai genitori, che si trovavano in stato di grave indigenza. Per questo il "caso" della piccola Aurora non era mai stato segnalato a Palazzo Marino, come fatto notare prontamente, e in maniera forse un po' sgradevole considerate le circostanze, dall'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino.
Indagati i genitori
Intanto, ad alcuni giorni di distanza dalla disgrazia, si è appreso che i genitori della piccola Aurora sono indagati per maltrattamenti aggravati. "Un atto dovuto", hanno spiegato dalla Procura, in attesa che l'autopsia sul corpo della bimba, che al momento della morte pesava solo 6 chilogrammi, possa determinare con più precisione le circostanze che hanno portato alla sua morte.
"Milano non può permettere che un neonato non venga intercettato", afferma Marinello in merito alle mancate vaccinazioni della piccola, comunque non obbligatorie. "È fondamentale favorire una presa in carico precoce dei neonati da parte del pediatra di famiglia attraverso un sistema di comunicazione al dottore stesso dall’ospedale di nascita o dell’Asl. Bisogna evitare che si creino buchi di assistenza". È anche, spiega Marinello, un problema di razionalizzazione della spesa. Ma di fronte a tragedie come queste ci si chiede se si possa davvero dare un prezzo alla vita di una bimba di nove mesi.