I medici scrivono al Pirellone: “Basta strumentalizzazioni, chiudere i punti nascita insicuri”

I rappresentanti di due società scientifiche lombarde, la Società italiana di neonatologia e la Società lombarda di ostetricia e di ginecologia, hanno scritto una lettera alla Regione Lombardia per chiedere la chiusura dei punti nascita sotto la soglia dei 500 parti annuali. Si tratta di strutture che, secondo le società in questione, dal momento che affrontano un numero esiguo di parti "non possono garantire competenze adeguate in situazioni di emergenza/urgenza né standard di qualità idonei a promuovere, sostenere e proteggere la fisiologia della nascita". Strutture insicure, quindi, che però vengono mantenute in vita in Lombardia per ragioni che, secondo i presidenti delle due società, non hanno motivazioni scientifiche, anzi: "Strumentalizzazioni che non hanno nulla di scientifico", afferma chiaramente al quotidiano "La Repubblica" la presidente della Slog, Patrizia Vergani.
In Lombardia sono sette le strutture ospedaliere che non raggiungono la soglia dei 500 parti annuali: Angera, Gravedona, Chiavenna, Sondalo, Piario, Casal Maggiore e Broni-Stradella. Un accordo siglato dalla conferenza Stato-Regioni nel 2010 prevedeva la loro completa chiusura, ma i residenti delle zone servite da queste strutture si sono opposti, nonostante la decisione sia stata presa proprio per garantire loro standard di sicurezza elevati. L'argomento è delicato, e si presta naturalmente anche a una lettura "politica": decidere di mantenere aperte le strutture può garantire ai politici un consistente consenso in sede elettorale.
La Lombardia vuole tenere aperti tutti i punti nascita
Al momento il Pirellone ha ottenuto una deroga solo per il presidio di Sondalo e uno tra Gravedona e Chiavenna. Ma l'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera ha recentemente presentato un progetto che intende garantire l'apertura di tutti i punti nascita: "Abbiamo presentato un articolato progetto innovativo nell'ambito dell'applicazione della nostra legge di evoluzione del sistema sanitario regionale, che tende a superare il numero 500 come unico elemento in grado di garantire il livello di sicurezza e qualità di un Punto nascita", ha detto Gallera dopo un incontro al ministero della Salute a Roma. Il punto centrale del progetto è la creazione di un'unica équipe di assistenza per le sale parto, dove siano presenti Punti nascita con meno di 500 parti all'anno, "che ruoti tra i diversi presidi che fanno parte della stessa Azienda e che condivida i protocolli e l'esperienza clinica, in modo da garantire la stessa sicurezza e qualità offerta nei Punti nascita con più di 500 parti", spiega Gallera, che ha negato che l'iniziativa risponda a esigenze elettorali.
I medici restano però contrari: "Non si può confondere la sicurezza con la politica".