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I giudici: “Il Sistema Sesto esisteva, ma nessuna prova delle tangenti a Penati”

Pubblicate le motivazioni della sentenza con cui lo scorso dicembre i giudici di Monza hanno assolto l’ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, dall’accusa di corruzione. Nessuna traccia di tangenti, ma per i magistrati l’esistenza del “sistema Sesto”, quell’intreccio tra politica e affari con al centro le aree dismesse Falck e Marelli, è confermata.
A cura di Francesco Loiacono
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Dalle motivazioni della sentenza con cui lo scorso dicembre Filippo Penati è stato assolto dall'accusa di corruzione emerge con chiarezza la conferma dell'esistenza del cosiddetto "Sistema Sesto". A dirlo sono, come riporta Repubblica, i giudici del tribunale di Monza che lo scorso 10 dicembre hanno assolto l'ex presidente della Provincia di Milano, nonché ex sindaco di Sesto San Giovanni, la Stalingrado d'Italia a nord di Milano, a processo assieme ad altri 10 imputati, anch'essi tutti assolti.

Al centro del "sistema Sesto" la riqualificazione delle aree Falck e Marelli

Obiettivo del processo non era però indagare sul Sistema Sesto, cioè quel complesso sistema denunciato dall'imprenditore Piero Di Caterina che vedeva riuniti imprenditori spregiudicati, politici affamati di finanziamenti e amministratori e dipendenti pubblici desiderosi di un tornaconto personale. Al centro degli scambi tra questi diversi soggetti, la riqualificazione delle aree industriali dismesse più vaste d'Europa (Falck e Marelli). Di questo "sistema", con tutte le sue implicazioni, secondo i magistrati è stata confermata l'esistenza nel dibattimento. Lo confermerebbero anche alcuni patteggiamenti nel filone dell'inchiesta dedicata al "sistema Sesto". Per Penati in quel caso era sopraggiunta la prescrizione (alla quale in un primo momento l'ex capo della segreteria politica di Bersani aveva deciso di rinunciare).

Nel caso dell'imputazione per corruzione, invece, i magistrati hanno sottolineato come né Di Caterina né l'altro imprenditore considerato il grande accusatore di Penati, Giuseppe Pasini, "hanno riferito in dibattimento di avere versato a Filippo Penati ‘tangenti' per il compimento di atti a loro favorevoli da parte dello stesso o dell'amministrazione da lui presieduta quale sindaco". Insomma, nessuna tangente, ma intorno all'ex uomo di punta del Pd in Lombardia c'era un intricato intreccio tra politica, affari e interessi non sempre leciti che andava avanti.

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