“H&M riapre ma senza di me”, il grido di 70 lavoratori senza futuro dopo la chiusura di due negozi
Dopo la fine del lockdown anche i negozi della catena di abbigliamento H&M hanno riaperto, ma non tutti. Dei 17 punti vendita presenti nel territorio sono infatti due quelli che non rialzeranno la saracinesca: decisione che ha portato incertezze sul futuro dei 70 lavoratori alle dipendenze del colosso del fast fashion che non hanno ancora avuto risposte.
Vogliamo essere ricollocati negli altri punti vendita
E così per far sentire la loro voce hanno deciso di realizzare un video, mettendoci anche la faccia, in cui sottolineano che i negozi H&M che riapriranno lo faranno senza di loro. "Senza di me", recitano proprio così i dipendenti che compaiono nel video realizzato da Filcams Cgil Milano che a Fanpage.it aveva denunciato lo scorso aprile la decisione del colosso svedese. "La loro richiesta all'azienda è di essere ricollocati, avere un minimo di stabilità e certezza nei 15 negozi rimasti aperti – scrive il sindacato nella nota che accompagna il video di protesta – ma H&M multinazionale e colosso del fast fashion, mentre festeggia le riaperture, continua a non trovare risposte per queste persone, per il suo staff. I lavoratori attualmente a casa in cassa integrazione sospesi a zero ore, si meritano di poter tornare a lavorare. Vogliamo risposte!".
La crisi presente già prima dell'emergenza Covid
Il colosso svedese dell'abbigliamento H&M ha annunciato ad aprile la decisione di chiudere otto negozi in tutta Italia. Due di questi sono proprio a Milano: si tratta dello storico punto vendita in corso Buenos Aires (vicino a piazza Lima) e di quello in via Torino (via dei Piatti) ponendo una tegola sulla testa di circa 70 lavoratori. "Pensare che dopo un mese un mese e mezzo, due mesi di stop (parziale, ndr) marchi così importanti abbiano già deciso di chiudere solo a causa dell'emergenza mi sembra improbabile", aveva spiegato a fine aprile Roberta Griffini, rappresentante sindacale Filcams Cgil Milano sottolineando come la stessa azienda avesse ammesso che i punti vendita in chiusura erano già in sofferenza da prima dell'emergenza: "Il Covid-19 ha dato il colpo di grazia", dice la sindacalista. Le motivazioni fornite dall'azienda, al momento poco chiare, sono che con la chiusura dei punti vendita individuati sarà garantita la sostenibilità complessiva di tutti gli altri negozi.