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Hiv, in Lombardia e a Milano il maggior numero di casi: da dicembre test rapidi alla Casa dei diritti

In Lombardia e a Milano si concentra il maggior numero di casi di Hiv in Italia: rispettivamente 20mila e novemila. Dal primo dicembre, Giornata mondiale contro l’Aids, Milano aderirà alle Fast track cities: network di città che si sono impegnate nella lotta alla malattia. Primo atto concreto sarà la creazione di un punto per effettuare test diagnostici rapidi presso la Casa dei diritti.
A cura di Francesco Loiacono
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La Lombardia e Milano detengono un record tutt'altro che invidiabile: sono la Regione e la città (inclusa l'area metropolitana) col più alto numero di casi di Hiv in Italia: circa 20mila nella regione e novemila in città sui 70mila totali registrati nella Penisola. Lo dicono dati citati nel programma Fast Track Cities, un network di città che si sono impegnate nella lotta alla malattia, di cui Milano entrerà a far parte il prossimo primo dicembre in occasione della Giornata mondiale contro l'Aids.

L'1 dicembre Milano entrerà a far parte delle Fast track cities

L'occasione per fare il punto sulla malattia, che esplose negli anni Ottanta ma da allora, nonostante l'attenzione pubblica sui media sia scemata, non è affatto scomparsa, è stata ieri l'apertura della Conferenza europea sull’Aids (Eacs), che si svolgerà fino a domani, venerdì 27 ottobre, al Centro Milano Congressi. L'assessore alle Politiche sociali di Milano, Pierfrancesco Majorino, ha confermato che il prossimo primo dicembre il capoluogo lombardo aderirà al Protocollo di Parigi entrando a far parte delle Fast track cities, circuito internazionale nato nella capitale francese e sottoscritto da numerose città in tutto il mondo per condividere programmi di prevenzione e campagne di sensibilizzazione contro l’Hiv: "Milano è la prima città ad entrare in questo circuito. Siamo convinti che ciò debba avvenire per dare un ulteriore segnale di partecipazione della città alle campagne di sensibilizzazione e prevenzione che devono trovare una nuova forza – ha spiegato l'assessore – Gli ultimi dati ci dicono che l’Hiv non recede, anzi aumentano i casi di contagio, nonostante le informazioni sulla pericolosità del virus e le conseguenze sulla salute delle cure oggi esistenti, siano accessibili a tutti. È dunque necessario fare di più moltiplicando i punti dove poter fare il test e i canali di informazione, non solo rivolti alle fasce giovani della popolazione ma anche a quelle più mature".

Da dicembre un punto per fare test rapidi sull'Hiv alla Casa dei diritti

La prima azione concreta sarà l'apertura di un check point per fare il test rapido per la diagnosi dell’Hiv: avverrà a partire da dicembre all'interno della Casa dei Diritti (in via De Amicis), a cura delle associazioni che operano sul territorio: "Si potrà fare il test e si potrà essere seguiti dalle associazioni da anni impegnate su questo campo", ha spiegato Majorino. Test rapidi per la diagnosi della malattia si possono già effettuare in Lombardia ogni primo venerdì del mese presso il punto prelievo dell'ospedale San Raffaele (Via Spallanzani 15), presso il punto prelievo Ats Milano – Città Metropolitana (viale Jenner 44) e nelle sedi del Centro Diagnostico Italiano di via Saint Bon a Milano e di Legnano, Corsico, Cernusco sul Naviglio, Rho, Pavia, Corteolona, Varese e Uboldo.

La co-presidente della Conferenza Eacs 2017 di Milano, Antonella D’Arminio Monforte, ha espresso soddisfazione per l'ingresso di Milano tra le Fast track cities, sottolineando quali sono gli obiettivi ideali di una città impegnata contro l'Hiv: "90% di persone con Hiv che sanno di essere sieropositive; 90% delle persone che conoscono il loro stato che hanno accesso al trattamento; 90% delle persone in trattamento che hanno soppresso la loro carica virale – ha detto D'Arminio Monforte, professore ordinario e direttore della clinica Malattie infettive e tropicali del dipartimento di Scienze della salute presso l'Azienda socio sanitaria territoriale Santi Paolo e Carlo -. Un impegno quindi a cui si deve aggiungere il quarto '90', ossia ambire ad avere anche un 90% delle persone in trattamento con soppressione della carica virale e con buona qualità di vita".

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