Green Hill, chiuso il secondo filone d’inchiesta: due veterinari accusati di animalicidio
Animalicidio e maltrattamenti sugli animali. Queste le accuse più pesanti mosse a due veterinari della Asl di Lonato, in provincia di Brescia, e relative al secondo filone di inchiesta su Green Hill, l'allevamento di cani beagle destinati alla vivisezione chiuso a Montichiari, in provincia di Brescia, nell'estate del 2012. I due medici sono accusati anche di falso ideologico in atto pubblico e omessa denuncia. Insieme a loro, nel registro degli indagati della procura di Brescia risultano anche tre dipendenti della multinazionale, che dovranno rispondere di falsa testimonianza perché non avrebbero detto la verità sulla reale situazione all'interno dell'allevamento.
Green Hill, chiuso il secondo filone d'inchiesta
Ai cinque indagati è arrivata la notifica di chiusura indagini da parte del sostituto procuratore Ambrogio Cassiani. Per il magistrato i due veterinari indagati, oltre a non effettuare i controlli previsti sulla struttura, ne avrebbero anche informato i vertici su tutte le ispezioni programmate dall’Asl di Brescia e dalle altre autorità sanitarie regionali e nazionali.
Il primo filone d'inchiesta è arrivato a sentenza, in primo grado, lo scorso gennaio. A essere condannati sono stati l'amministratrice della società Ghislane Rondot, il veterinario Reno Graziosi (entrambi a pene di un anno e mezzo) e il direttore Roberto Bravi (condannato a un anno). Non è ancora stata fissata la data del processo d'appello, chiesto dai legali dei vertici della multinazionale. La difesa ha presentato un corposo ricorso nel quale, oltre all'assoluzione dalle accuse di maltrattamenti e uccisione di animali, ha chiesto la revoca della confisca degli oltre 2mila beagle prima di proprietà dell'allevamento. Ma i cagnolini, intanto, sono già stati adottati da altrettante famiglie.