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“Gomorra” a Vigevano: sgominato vasto traffico di cocaina, 20 arresti

Nuovo colpo dei carabinieri contro la cosiddetta “Gomorra” di Vigevano. Dopo i 45 arresti del luglio 2016 i militari hanno sgominato un vasto traffico di droga che coinvolgeva alcune delle stesse persone indagate per traffico di armi, estorsioni e rapine. Venti gli arresti eseguiti dai carabinieri. Centro dello spaccio era piazza Mercato a Vigevano: l’associazione smerciava 5 chili di marijuana a settimana e 2 chili di cocaina al mese.
A cura di Francesco Loiacono
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Nuovo colpo dei carabinieri contro la cosiddetta "Gomorra" di Vigevano. Dopo i 45 arresti del luglio 2016 nei confronti di membri di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di armi e dedita anche a estorsioni, rapine e incendi, questa mattina i militari di Vigevano hanno portato a termine la seconda tranche dell'operazione "Cave canem".

Nel mirino dei carabinieri in questo caso il vasto traffico di droga, in particolare cocaina, portato avanti dall'organizzazione criminale. I militari hanno eseguito una misura cautelare, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Pavia, nei confronti di 18 soggetti con l'accusa di spaccio di sostanze stupefacenti. Altre due persone sono state arrestate durante le perquisizioni perché trovate in possesso di quantitativi di droga non giustificabili per uso personale. Infine, 23 persone sono state denunciate a piede libero nell'ambito della stessa operazione. Il bilancio totale delle due fasi dell'indagine è ingente: 65 arrestati e quasi 90 denunciati in stato di libertà.

Numeri che fanno capire quanto la "gomorra" della Lomellina avesse messo radici salde nel territorio, assumendo il pieno controllo di Vigevano grazie a una marcata penetrazione nel tessuto sociale e commerciale e con aderenze in alcuni settori della pubblica amministrazione che ne hanno amplificato la pericolosità. Questa parte di attività investigativa è stata denominata “coffee time” in quanto nel linguaggio allusivo utilizzato tra gli spacciatori e i loro clienti spesso per fissare l’appuntamento per gli acquisti di droga venivano dette frasi del tipo: "il tempo di un caffè” o "Ci vediamo tra dieci minuti per il caffè”, dove i minuti indicavano il numero di grammi di cocaina richiesti.

Fulcro dello spaccio in città era zona Piazza Mercato e in particolare un pub frequentatissimo che si trova lì, ma anche altri due bar del centro e l’esterno di almeno due pizzerie. In particolare mentre nei pub e nei bar avveniva lo smercio della cocaina, anche ad opera dei proprietari, presso le due pizzerie avveniva, ad opera dei soli pizzaioli e ad insaputa dei proprietari, lo smercio della marijuana.

Oltre agli arresti, l'operazione ha consentito il recupero di numerose armi: 9 pistole, un fucile semiautomatico, un fucile “a canne mozze”, un fucile a pompa, 4 carabine con sistemi di precisione ottici, una penna/pistola, una bomba artigianale, migliaia di cartucce e proiettili, nonché passamontagna e maschere per compiere rapine.

Il giro di spaccio: 5 kg di marijuana a settimana e 2 kg di cocaina al mese

La divisione in due tranche dell'indagine è stata motivata dalla volontà di procedere in un primo tempo a individuare tutti i componenti dell’associazione criminale dediti al traffico di armi e quindi a recuperarne il più possibile per rendere meno pericolosa l’organizzazione. Fin dall'inizio era però emersa anche la ben avviata attività di spaccio di alcuni degli indagati. Il giro di spaccio emerso era di cinque chilogrammi di marijuana a settimana e di circa due chilogrammi di cocaina al mese. Il denaro ricavato dalla droga veniva riciclato nell’acquisto e nella ristrutturazione dei locali (in particolare bar), nell’acquisto di autovetture di grossa cilindrata e nell’acquisto di armi clandestine da vendere o utilizzare nella commissione di reati più gravi. Le armi costituivano un arsenale “pronto” per essere utilizzato negli scontri con un gruppo criminale di etnia albanese, già dominante in città per lo spaccio di eroina, che stava cercando di assumere il predominio per quello della marijuana.

L’indagine ha interessato non solo Vigevano ma anche altri comuni limitrofi, in particolare Gambolò, Mortara e Garlasco e molti locali presenti in questi centri, a testimonianza della capillarità della rete gestita dai soggetti indagati. Due i canali di rifornimento principali, uno a Santa Maria la Versa (nel Pavese) capeggiato da un cittadino albanese, all’apparenza imprenditore edile, ma di fatto ben inserito nel mondo del narcotraffico, l’altro nel novarese, ad opera di un socio in un’impresa di famiglia di onoranze funebri.

I carabinieri hanno scoperto anche i tanti espedienti utilizzati dai componenti del gruppo criminale per trasportare in maniera sicura la droga e consegnarla ai clienti: sottofondi nelle auto, nascondigli presso abitazioni di terzi non a loro riconducibili, magazzini in affitto o intesti a “teste di ponte”, garage condominiali non riconducibili all’abitazione eventualmente occupata e addirittura bottiglie di bevande modificate artigianalmente: in questa maniera le dosi di stupefacente potevano essere sistemate all’interno delle cassette di bibite dei bar coinvolti.

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