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Gli adolescenti di Amatrice raccontano la rinascita dopo il terremoto: le loro foto al Pac

Fino al 18 marzo il Pac di Milano ospita gli scatti di 13 adolescenti di Amatrice, il borgo in provincia di Rieti distrutto dal terremoto del 24 agosto 2016. La mostra fotografica, intitolata “Da zero”, è la quarta iniziativa ideata dalla onlus “Riscatti” e promossa dal Comune di Milano, con la collaborazione di quello di Amatrice. Acquistando le foto in mostra si potrà contribuire alla ricostruzione del centro giovanile di Amatrice.
A cura di Francesco Loiacono
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Una delle foto di Elisa Etrusco, premiata dalla giuria
Una delle foto di Elisa Etrusco, premiata dalla giuria

La rinascita, dopo la distruzione e la morte causate da un terremoto, passa anche dalle fotografie. Sono quelle scattate da tredici adolescenti di Amatrice, il borgo in provincia di Rieti quasi completamente distrutto dal terremoto del 24 agosto del 2016, che colpì il Centro Italia e causò complessivamente quasi 300 morti. Fino al 18 marzo gli scatti degli adolescenti saranno in mostra al Pac (Padiglione d'arte contemporanea) di Milano, in via Palestro, in occasione della quarta mostra di fotografia sociale ideata dalla onlus “Riscatti” e promossa dal Comune di Milano, con la collaborazione di quello di Amatrice. La mostra si chiama simbolicamente "Da zero" e indica il punto da cui i 13 giovani fotografi (12 ragazze e un ragazzo dai 14 ai 19 anni d'età) sono dovuti ripartire, come tante altre persone, dopo il sisma del 2016 e le altre violente scosse che si sono succedute nel corso dei mesi seguenti.

Oltre 160 gli scatti in mostra

Gli scatti di Vanessa e Flaminia Bakaj, Manuela Bonanni, Martina Capone, Victoria Conti, Elisa Etrusco, Silvia Guerrini, Livia Micozzi, Maria Grazia Morante, Serena Natalucci, Giorgia Paoletti e Tatiana e Roberto Spurio raccontano senza filtri che cosa significhi vivere, ogni giorno, in un paese distrutto dal terremoto: le lezioni nella scuola prefabbricata o la vita nei Sae (Soluzioni abitative d’emergenza), nei container o nelle roulotte. Ma anche la voglia di ripartire, di non rinunciare al proprio tempo libero e ai propri affetti. I partecipanti alla mostra hanno seguito inizialmente un workshop fotografico, sotto il coordinamento della ex giornalista del TG1 Federica Balestrieri, fondatrice di Riscatti Onlus. I loro scatti poi sono stati selezionati da una giuria che ha decretato il miglior fotoreportage. La vittoria è andata a Elisa Etrusco con questa motivazione: “Alle immagini delle macerie del centro storico, con i particolari strazianti dei ricordi che affiorano dai cumuli di detriti che una volta erano case, si contrappongono altre immagini che raccontano tante piccole storie di resistenza e ricostruzione, testimoniando bene la grande forza e la volontà di una popolazione che non ha nessuna intenzione di gettare la spugna e che vuole solo poter tornare alla ‘normalità’ prima possibile".

Acquistando le foto si potrà contribuire a ricostruire il centro giovanile di Amatrice

La mostra "Da zero" ha anche un risvolto solidale: gli oltre 160 scatti dei 13 ragazzi, tutti studenti dell’Istituto Omnicomprensivo di Amatrice, saranno infatti messi in vendita e parte del ricavato sarà utilizzato per ricostruire il centro giovanile, un punto di aggregazione dove trovarsi dopo la scuola, raso al suolo dal sisma. La onlus Riscatti contribuirà aòòa costruzione del centro giovanile in collaborazione con i Comuni di Bellaria Igea Marina (Rimini) e Coriano (Rimini), che doneranno la struttura prefabbricata per contenerlo. Il nuovo centro aggregativo avrà una superficie di circa 80 metri quadrati e sorgerà all’interno del parco Don Minozzi, un'area verde oggetto di una completa riqualificazione. Sarà realizzato secondo i moderni criteri antisismici e di ecosostenibilità, grazie a numerosi pannelli solari.

“Gli scatti dei ragazzi di Amatrice non sono un tentativo di tornare alla normalità – afferma Alessia Glaviano, curatrice della mostra –  Sarebbe ben poca e povera cosa e non renderebbe onore al loro sforzo se fosse solo questo. Queste fotografie sono un’esercitazione di pensiero davanti alla perdita e alla distruzione. Sono un esercizio di resistenza allo smarrimento, sono una prova di vita e di autentica ricostruzione. Ricostruzione che non è fatta solo di muri e di tetti, di scuole e di ospedali, ma di senso di un’esperienza che, il 24 agosto 2016, alle 3:36, in pochi secondi, ha perso le sue coordinate. E non è facile e non è da tutti far fronte a un simile sforzo".

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