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Giorno della Memoria, Marco Steiner: “Restituiamo l’identità ai milanesi morti nei lager”

È il presidente del comitato Pietre d’inciampo a Milano: Marco Steiner, figlio di Mino, antifascista milanese deportato in un campo di concentramento nel 1944 e poi morto un anno dopo, da anni si occupa di ricordare quei milanesi che non sono più tornati a casa dopo essere stati deportati attraverso le pietre d’inciampo. Le ultime 28 sono state apposte nei giorni scorsi a Milano in 21 strade cittadine proprio in occasione della Giornata della Memoria del 27 gennaio, istituita per commemorare le vittime dell’Olocausto.
A cura di Chiara Ammendola
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Si chiama Marco Steiner ed è il figlio di Mino Steiner, antifascista milanese arrestato per le sue attività in favore degli alleati nel 1944 e morto in un campo di concentramento nel 1945. Marco è il presidente del comitato Pietre d'inciampo a Milano, o "stolpersteine", blocchi di pietra ideati dall'artista tedesco Gunter Demnig da incastrare in strada per ricordare le vittime delle persecuzioni nazifasciste. Nel capoluogo lombardo Marco da anni si occupa di trovare e ripercorrere proprio le storie dei tanti milanesi deportati nei campi di sterminio e mai più tornati a casa: "Purtroppo i milanesi morti nei campi di concentramento sono troppi, parliamo di quasi un paio migliaio di persone: ricordarne solo 90 è come minimo riduttivo – ha raccontato in una lunga intervista a Fanpage.it in occasione della Giornata della Memoria di oggi 27 gennaio – per questo il nostro lavoro deve andare avanti".

I passanti inciampano, senza saperlo, in qualcosa di importante

Le pietre d'inciampo, incastrate nel selciato stradale, permettono alle persone di inciampare su questo blocchetto che dà loro la possibilità di leggere qualcosa di importante, come il nome di una persona morta in uno dei campi di concentramento, di cui altrimenti non avrebbero probabilmente mai letto. Sul lato della pietra che rimane visibile infatti viene apposta una targa d'ottone sulle quali sono riportate alcune informazioni fondamentali sulle vittime: nome e cognome, data di nascita, data e luogo di deportazione e data di morte, quando è nota. Informazioni semplici che però raccontano la storia di ognuno di noi. "Si tratta di persone che non hanno avuto un posto dove poter essere accolte, non sono state sepolte e non hanno una tomba – ha spiegato Marco Steiner – i famigliari non hanno nessuna possibilità di portare un fiore. Per questo la pietra dev'essere messa davanti all'ultima residenza della vittima, quella dove visse da uomo libero perché è lì che aveva la sua storia, la sua vita. Queste persone non sono numeri, come quelli che gli venivano tatuati sul braccio, ma storie, parole e così vanno ricordate".

Leggere il nome di mio padre su quella pietra è sempre commovente

"Mio padre Mino si dedicava a reperire informazioni sulle forze militari tedesche e repubblichine da trasmettere agli Alleati, si occupò molto del recupero di militari alleati sbandati o fuggiti dai campi di internamento, favorendone il recupero e l'invio in Svizzera", ha raccontato a Fanpage.it Marco Steiner parlando del padre che ha ricevuto come altri 89 milanesi una Pietra d'Inciampo a Milano. "Non ci passo spesso davanti alla sua, ma quando lo faccio è sempre così commovente". Le ultime 28 Pietre d'inciampo sono state apposte in due distinte cerimonie il 15 e il 17 gennaio scorso in in 21 vie di Milano, in corrispondenza delle abitazioni dei deportati nei lager che non hanno fatto ritorno alle loro case. Ventotto nuove pietre apposte per ricordare altrettanti uomini, donne e bambini deportati nei campi di concentramento nazisti, in vista del Giornata della Memoria che si celebra oggi, 27 gennaio.

(Ha collaborato Simone Giancristofaro)

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