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Gessetti sui marciapiedi e Instagram: la lotta contro le molestie verbali per strada sbarca a Milano

Da New York sbarca a Milano la denuncia artistica e urbana contro lo street harassment: frasi scritte con i gessetti per terra, fotografate e postate sulla pagina Instagram. Così un gruppo di studentesse si oppone al catcalling stigmatizzando i falsi complimenti carichi di allusioni sessuali e dando voce alle testimonianze delle vittime, molte giovanissime.
A cura di Roberta Covelli
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Il tono è quello dei complimenti, il contenuto spesso carico di allusioni sessuali: è questo il catcalling, un fenomeno di molestie verbali tutt’altro che raro. Sono passati ormai tre anni da quando Sophie Sandberg, giovane statunitense, ha deciso di riportare alcune delle frasi che le venivano rivolte per strada sui marciapiedi di New York, scrivendo le parole con i gessetti colorati, fotografando il risultato e postando le immagini su Instagram, sulla pagina catcallsofnyc, che oggi conta più di 174mila follower. Sulla base di quest’idea, semplice e comunicativa, sono sorti gruppi in diverse città, non solo negli Stati Uniti. A esportare il progetto a Milano è stata Chiara, classe 2000, a cui si è aggiunta Valentina, classe ‘96, all’ultimo anno di infermieristica, che risponde alle domande di Fanpage.it dal profilo Instagram, catcallsofmi. A loro si sono poi aggiunte altre ragazze, tutte giovani studentesse, disponibili a collaborare alle azioni di chalking.

Ma che cos’è il chalkingSi tratta di una forma di denuncia artistica e urbana, che prevede di riportare per terra, sul marciapiede, le molestie verbali ricevute. Le frasi sono scritte con gessetti colorati, come simbolo e come strategia: i colori attirano lo sguardo dei passanti verso qualcosa che ci si aspetta essere dolce come il disegno dei bambini e che invece è pesante come l’allusione sessuale subita per strada. La violenza delle molestie verbali è infatti spesso minimizzata, come se si trattasse di semplici complimenti, da gradire per forza: scrivere quelle parole sul marciapiede può aiutare i passanti a rendersi conto di quanto certe frasi siano disturbanti. "Vorremmo che il messaggio venga diffuso il più possibile tra le vittime ma anche tra chi molesta" spiega Valentina, "così che anche chi fa catcalling inconsapevole, con la convinzione che siano complimenti, si renda conto del disagio e della paura che provano le vittime".

Le vittime che si rivolgono alla pagina per denunciare le molestie verbali ricevute sono giovanissime: perlopiù ragazze tra i tredici e i diciotto anni, ma il fenomeno è diffuso e a farne le spese, anche se più raramente, sono anche i maschi. Le reazioni al catcalling sono diverse: "C’è chi risponde, chi abbassa la testa e scappa via, chi si sente un oggetto o chi si sente addirittura in difetto e sporca, credendo di aver sbagliato qualcosa, magari perché quella volta ha messo una gonna o si è truccata un po’ di più o ha messo gli shorts o i tacchi". La creazione della pagina ha così permesso a molte vittime di raccontare, rendere esplicito il disagio subito, portare testimonianza, spesso per la prima volta: "molte aggiungono che non lo avevano mai detto a nessuno e che così si sono liberate di un peso".

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