Gallarate, il sindaco leghista si rifiuta di celebrare le unioni civili: “È un mio diritto”
"È un mio diritto non celebrare i matrimoni omosessuali e non li celebrerò". Non se la sente, sarebbe come imporgli di fare qualcosa di profondamente sbagliato e contrario ai propri valori. Per questo motivo, quindi, il sindaco di Gallarate (Varese) Andrea Cassani – 33 anni, maroniano, sposato, padre di due figli, eletto lo scorso giugno al ballottaggio con il 55,24 per cento dei voti, appoggiato da una lista composta da Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d'Italia e altre tre liste civiche -, ha dichiarato che non celebrerà le unioni civili nel proprio comune. "Riconosco i diritti degli omosessuali, ma non mi sento di celebrare l’unione tra due persone dello stesso sesso. E lo stesso, credo, valga per i componenti della mia giunta. Se ci sarà qualche ufficiale civile disposto, nessuno negherà loro la funzione”, ha dichiarato il sindaco ai microfoni del Fatto Quotidiano. Quello di Gallarate non è certo il primo caso di tentata obiezione di coscienza sulle unioni civili in Italia: a Trieste il comune nega la sala matrimoni, a Cascina i sindaci si sono dichiarati contrari e hanno sostenuto che non celebreranno per nessun motivo unioni civili tra omosessuali.
La denuncia di un ragazzo gay
A denunciare il rifiuto del sindaco è stato C.F., un ragazzo omosessuale che ha tentato invano di far celebrare la propria unione civile a Gallarate, ma se non troverà qualche ufficiale di stato civile disposto ad assumersi l'incombenza, dovrà rinunciarvi e trovare un altro paese in cui festeggiare, un paese governato da un sindaco che non si senta in qualche modo oltraggiato dall'esigenza di dover officiare un'unione civile tra persone dello stesso sesso. Tutto inizia il due settembre, come spiegato alla pagina Facebook OmofobiaStop. C.F. si presenta in municipio per parlare con in sindaco Cassani e chiedere appuntamento per unirsi civilmente con il proprio compagno. La scelta cade su Gallarate perché è il paese in cui la coppia vive da tempo e desidererebbero quindi che l'unione fosse celebrata lì. Alla richiesta di C.F., però, il sindaco risponde che non è disponibile a celebrare alcuna unione civile. "Mi sono sentito rispondere di no da parte del sindaco, con la giustificazione che il matrimonio è solo tra uomo e donna. Il primo cittadino è cosciente di aver giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo?", racconta C.F., che ora sta pensando di unirsi civilmente con il proprio compagno a Milano, dove questo tipo di problemi non esiste.
Interpellato dal Fatto Quotidiano, il sindaco Cassani spiega le proprie ragioni: "Se questo governo, non eletto da nessuno, con un Parlamento illegittimo, ha deciso di approvare la Cirinnà, ne prendo atto ma è un mio diritto non celebrare le unioni civili. Dove iniziano i miei diritti, finiscono quelli degli altri", sottolineando come durante la propria campagna elettorale il sindaco avesse più volte specificato che la priorità della sua amministrazione sarebbe stata la famiglia tradizionale. "Siamo stati eletti con un programma che puntava forte sulla famiglia, quella tradizionale, non possiamo rimangiarci quanto abbiamo detto in campagna elettorale", sostiene Cassani. Non solo Cassani ci tiene a esprimere il proprio punto di vista, ma anche C.F. sembra pronto a battersi affinché venga riconosciuto un sacrosanto diritto alle coppie omosessuali di qualsiasi paese o città d'Italia: "Sono stato umiliato e sono pronto alla guerra. Ho ricevuto il supporto di diversi avvocati. Cassani è un omofobo. Perfino un prete della diocesi milanese mi ha telefonato per esprimermi solidarietà e dirmi che Cassani è un cretino. A volte la Chiesa è più avanti delle istituzioni".