Fino a due giorni per un ricovero: pronto soccorso milanesi in crisi
Da 10 ore fino a due giorni. È questo il tempo di attesa per un posto letto per chi si reca in uno dei pronto soccorso degli ospedali di Milano. Lo rivela un'indagine della Società italiana di emergenza urgenza (Simeu), riportata dal Corriere. I dati fanno riferimento a un periodo critico per gli ospedali, quello che va dal 24 dicembre al 12 gennaio scorsi. Finestra temporale nella quale la combinazione delle festività, che riducono il numero dei medici di famiglia, e del picco del virus influenzale determina un superlavoro per le strutture di emergenza. Ma la situazione descritta dal report della Simeu si ripropone ciclicamente, specie nei fine settimana. Tanto che già lo scorso gennaio era stata segnalata una situazione critica all'ospedale Fatebenefratelli, con i pazienti costretti ad aspettare in corsia sulle barelle per ore.
Il Pirellone corre ai ripari
Per Maria Antonietta Bressan, presidente della Simeu Lombardia e a capo del Pronto soccorso del Policlinico San Matteo di Pavia, i motivi del sovraffollamento ormai cronico sono almeno tre: "La numerosità dei pazienti in ingresso, spesso anche non gravi ma in cerca di risposte immediate. I tempi lunghi dello svolgimento degli esami perché è cambiato il modo di lavorare", in quanto si è passati da esami svolti dopo il ricovero a esami svolti prima di decidere se ricoverare o dimettere" e poi "la riduzione dei posti letto nei reparti, che crea il collo di bottiglia in Pronto soccorso perché i malati non riescono a essere smaltiti nelle Medicine".
Dalla Regione stanno cercando di trovare un rimedio a questa situazione. Lo scorso gennaio è stato ideato un bonus di 40 giorni per permettere agli ospedali di aumentare i posti letto, tramite uno stanziamento di 2 milioni di euro. Il bonus, però, è stato esaurito già in quasi tutte le strutture. Sono allo studio anche altre misure – tra cui un Piano di gestione del sovraffollamento, la rimodulazione dei turni dei medici e la creazione di team dedicati a cercare i pazienti potenzialmente dimissibili – che però richiedono tempo e soldi. E così, in vista delle festività pasquali, la crisi dei pronto soccorso rischia di acuirsi nuovamente.