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Falsi rimborsi spese per 140 mila euro: arrestato il direttore della Fiera di Bergamo per peculato

Nel corso degli anni ha creato decine di falsi rimborsi spese a nome di ignari dipendenti, riuscendo così a mettersi in tasca oltre 140 mila euro. Il direttore della Fiera di Bergamo, Stefano Cristini, è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di peculato. Indagate in tutto sette persone, tra cui il segretario generale e il presidente del consiglio sindacale, che avrebbero coperto il direttore aggiustando la contabilità.
A cura di Simone Gorla
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Decine di falsi rimborsi spese, a nome di ignari dipendenti, per mettersi in tasca nel corso degli anni oltre 140 mila euro. Il direttore dell'Ente Fiera di Bergamo Stefano Cristini è stato arrestato dalla Guardia di finanza di Bergamo con l'accusa di peculato. Sono sette le persone coinvolte in concorso, tra cui anche il cassiere e altri personaggi chiave nella gestione della Promoberg.

I militari del nucleo di polizia economico finanziaria di Bergamo e la polizia giudiziaria della Procura bergamasca, attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, servizi di osservazione, pedinamenti e acquisizione di testimonianze hanno raccolto una serie di elementi Cristini, che è finito agli arresti domiciliari. Sono state disposte due misure interdittive a carico del segretario generale Luigi Trigona e del presidente del collegio sindacale Mauro Bagini, sospesi dal servizio. Il provvedimento è a firma del gip Federica Gaudino su richiesta dei pm Emanuele Marchisio e Silvia Marchina.

Il gip: azioni gravi, pericolo di reiterazione del reato

Le indagini sono durate due mesi. Il segretario generale avrebbe avallato l'operato del direttore tecnico, mentre il presidente del collegio sindacale, per sminuire i fatti, avrebbe cercato di aggiustare la contabilità, accordandosi, con gli altri due indagati, sulla versione da fornire al consiglio di amministrazione in occasione dell'approvazione del bilancio del 2018. Il gip ha disposto il provvedimento cautelare, spiegano le fiamme gialle in una nota, "ritenendo grave il loro modo di agire, tale da far ritenere attuale il pericolo di reiterazione delle condotte illecite di cui si sarebbero resi protagonisti e concreto il possibile inquinamento delle prove". Sono stati perquisiti gli studi professionali e le abitazioni degli indagati, oltre agli uffici di Promoberg.

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