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Fabrizio Corona urla in tribunale contro il pm, poi si scusa: “Sono stanco, non ho più una vita”

Fabrizio Corona si è messo a urlare contro il pubblico ministero Alessandra Dolci nel corso dell’udienza odierna al tribunale di Milano. I giudici della Sezione misure di prevenzione devono decidere se confiscare o no la casa-ufficio di via De Cristoforis a Milano e gli ormai famosi 2,6 milioni di euro in contanti che sono stati sequestrati all’ex agente dei vip. Dopo le urla sono arrivate le scuse di Corona: “Sono stanco, non ho più una vita”.
A cura di Francesco Loiacono
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Prima le urla, poi le scuse. Show di Fabrizio Corona in tribunale, a Milano. L'ex re dei paparazzi si è messo a urlare contro il pubblico ministero Alessandra Dolci nel corso dell'udienza odierna. Corona, per la verità non nuovo a intemperanze all'interno di un'aula di tribunale, in due diverse occasioni si è rivolto con un tono decisamente poco consono, vista la situazione, contro la pm della Direzione distrettuale antimafia, che davanti ai giudici della Sezione misure di prevenzione stava interrogando un teste, Marco Bonato: "Ma lui non è un tecnico?", ha detto in prima battuta Corona, che successivamente è nuovamente esploso urlando all'indirizzo del magistrato: "Ma che domanda è? Me le faccia a me le domande!".

Chi è Marco Bonato, il teste ascoltato oggi

Marco Bonato è un amico di Corona e, secondo il pm, sarebbe anche l'intestatario fittizio dell'abitazione-ufficio di via De Cristoforis, a Milano, sequestrata lo scorso anno dalla finanza. I giudici della sezione misure di prevenzione si devono appunto pronunciare sulla confisca o sulla restituzione a Corona della casa (del valore di 2,5 milioni di euro) e degli ormai famosi 2,6 milioni di euro in contanti che sono stati sequestrati lo scorso anno a Corona, e che lo hanno fatto finire in carcere: è rinchiuso a San Vittore da ottobre 2016. Per questa vicenda l'ex agente dei vip è stato anche processato e condannato in primo grado a un anno per elusione fiscale: una condanna definita "light" (sono cadute le imputazioni più gravi, tra cui l'intestazione fittizia dei beni) contro cui la procura ha già annunciato ricorso. I legali di Corona, gli avvocati Ivano Chiesa e Luca Sirotti, attraverso l'escussione dei testi sperano di dimostrare che l'abitazione di via De Cristoforis venne regolarmente acquistata da Corona attraverso la sua società Fenice, fondata dopo il fallimento della precedente Corona's. Per il pm Dolci invece non è così: la casa sarebbe stata acquistata con parte dei soldi distratti proprio dalla società fallita. A supporto della propria ipotesi ieri hanno depositato anche l'avviso di chiusura indagini della procura di Locri, in Calabria: Bonato e un altro ex collaboratore di Corona, Tommaso Delfino, risultano infatti indagati per riciclaggio proprio in relazione all'acquisto dell'immobile, nel 2008.

Corona invitato a evitare certi atteggiamenti

Dopo le urla di Corona il pm Dolci ha risposto: "È inaccettabile, non si può rivolgere così al pm, chiedo che venga allontanato". Il presidente del collegio dei giudici non ha però espulso dall'aula il fotografo, chiedendogli solo "cortesemente" di "evitare questo atteggiamento, mai visto in quest'aula". Bonato ha poi risposto al pm, spiegando che fece da intestatario fiduciario della casa di via De Cristoforis perché glielo chiese Nina Moric, all'epoca moglie di Corona: "Quella mattina al telefono mi implorò di andare a Reggio Calabria e intestarmi la casa, perché lui era stato arrestato la notte prima e lei era a casa distrutta con un bambino".

Dopo le urla arrivano le scuse di Corona: "Sono stanco, non ho una vita"

Dopo le urla sono poi arrivate le scuse di Corona: "Sono stanco, ho 44 anni, non ho più voglia di fare le guerre, non cerco più la ribalta mediatica, io oggi non ho una vita perché l'ho sprecata tutta a lavorare", ha detto l'ex agente dei vip nel corso di una dichiarazione fiume davanti ai giudici. Corona ha poi chiesto scusa al pm Dolci, una persona "che stima". L'ex agente fotografico non ha risparmiato anche commenti del tipo: "Mps e Etruria hanno fatto 500 milioni di debiti, hanno truffato i cittadini onesti e a loro non hanno sequestrato nulla". "Quando sei in galera – ha aggiunto l'ex re dei paparazzi – fai più fatica a difenderti, io poi ho una maniacalità e una sorta di malattia nella gestione delle mie cose e se oggi avessi la possibilità di entrare nella mia cantina potrei recuperare tutto il materiale sui guadagni delle mie serate e sul resto". Corona ha poi sottolineato come le sue società negli anni abbiano "fatturato 17 milioni e ci ho pagato sopra 9 milioni di tasse, non ho portato i soldi all'Isola di Man, io ho sempre e solo lavorato, avevo una bella donna appariscente e poteva sembrare facessi la bella vita, ma lavoravo anche quando mi hanno arrestato l'ultima volta". L'ex fotografo dei vip ha ribadito concetti già noti: "Dopo il 2007-2008 non ho più commesso reati, ma sono l'unico che deve pagare sempre, io firmo autografi in carcere a tutti i detenuti, questo sono io e forse a qualcuno non piace come sono". La prossima udienza, durante la quale parleranno il pm e la difesa di Corona, è fissata per il 19 dicembre: poi i giudici dovranno decidere sulla confisca o meno della casa e dei soldi sequestrati.

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