Fabrizio Corona: “Soldi in nero nel controsoffitto per evitare i furti”
Non voleva evitare di pagare le tasse ma voleva difendersi dai ladri. Sarebbe questo il motivo per cui Fabrizio Corona nascose un'ingente somma di denaro nel controsoffitto dell'abitazione della sua collaboratrice Francesca Persi. Da quei soldi, ritrovati dalla polizia, scaturì il processo che ha visto Corona imputato con la pesante accusa di intestazione fittizia dei beni: accusa dalla quale però è stato assolto sia in primo grado sia in appello. Adesso è stata proprio la Corte d'Appello di Milano a spiegare nelle motivazioni perché non si trattò di intestazione fittizia di beni: fu un deposito "reso occulto per ragioni attinenti la necessità di prevenire sottrazioni", cioè furto. Ma, aggiungono i giudici, certamente fu un deposito di soldi in nero, proventi delle attività lavorative del 44enne catanese: apparizioni in discoteche, locali, inaugurazioni di negozi e tutti i business che Corona ha intrapreso nella sua vulcanica e tormentata carriera.
Corona è stato condannato in appello a sei mesi
Per quei soldi in nero (in totale 2,6 milioni di euro, altri erano stati nascoste in cassette di sicurezza in Austria), Corona era stato condannato in primo grado a un anno, pena poi ridotta a sei mesi in appello. La sua collaboratrice Persi è invece stata condannata in appello a tre mesi. Il ritrovamento dei soldi aveva però fatto finire nuovamente in carcere Corona, che all'epoca (ottobre 2016) stava ancora finendo di scontare fuori dal penitenziario le sue precedenti condanne. Da San Vittore alla fine Corona è uscito solo a febbraio di quest'anno, per disintossicarsi dalla cocaina. Si trova ora in affidamento terapeutico, con alcune (poche) limitazioni ai suoi spostamenti. I giudici hanno recentemente lodato il percorso di recupero dell'ex re dei paparazzi, che secondo la procura generale invece dovrebbe tornare a scontare il suo residuo di pena dietro le sbarre. Dopo le motivazioni depositate dalla Corte d'appello è arrivata la dichiarazione di uno degli avvocati di Corona, Ivano Chiesa: "Non c'è mai stata nessuna intestazione fittizia, era solo un problema fiscale, sanato con il pagamento delle tasse". Chiesa ha poi invitato la procura a non insistere: "Bisogna saper perdere".