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Fabrizio Corona tuona contro un poliziotto al processo: “In aula non può dire bugie”

Nuova udienza del processo a carico di Fabrizio Corona, imputato a Milano per intestazione fittizia di beni, frode al fisco e violazione delle norme patrimoniali sulle misure di prevenzione. Dopo la deposizione di un commissario che ha indagato sulla bomba carta che esplose davanti alla casa del fotografo lo scorso agosto, Corona è sbottato: “In aula non può dire bugie”.
A cura di Francesco Loiacono
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Nuova udienza del processo a carico di Fabrizio Corona, imputato a Milano per intestazione fittizia di beni, frode al fisco e violazione delle norme patrimoniali sulle misure di prevenzione. L'ex re dei paparazzi è arrivato in mattinata in tribunale dal carcere di San Vittore, dove si trova recluso dallo scorso 10 ottobre e da dove, come ha stabilito la Cassazione, affronterà tutta la durata del nuovo processo che lo vede imputato. Con Corona in aula anche la sua collaboratrice Francesca Persi, anche lei imputata: la donna era stata arrestata assieme al fotografo dei vip perché nella sua casa, in un controsoffitto, erano stati trovati 1,7 milioni di euro in contanti, soldi riconducibili a Corona e sulla cui provenienza si "gioca" una parte del processo. Francesca Persi è stata comunque posta successivamente ai domiciliari. Nell'aula del tribunale milanese in cui si svolge l'udienza del processo a Fabrizio Corona – prima sezione penale, presieduta dal giudice Guido Salvini – è presente anche la sua attuale fidanzata, la 23enne Silvia Provvedi, cantante del duo "Le Donatella".

Un commissario di polizia: "Non ha voluto chiarire i suoi rapporti con Sculli"

L'udienza si è aperta con la deposizione del commissario Luca Izzo, responsabile della sezione reati contro il patrimonio della Squadra mobile di Milano. Izzo ha indagato su Corona la scorsa estate, subito dopo che un ordigno rudimentale esplose nei pressi della sua abitazione milanese in via De Cristoforis. Episodio dopo il quale Corona, secondo quanto detto dal commissario, aveva parlato agli agenti di un suo litigio col calciatore del Genoa Giuseppe Sculli, che secondo Corona gli aveva chiesto 50mila euro in contanti: "Il calciatore del Genoa Giuseppe Sculli lo aveva contattato qualche giorno prima e lui aveva manifestato preoccupazioni per il tipo di parentela che ha Sculli (parente di un affiliato alla ‘ndrangheta, ndr) – ha detto Izzo, aggiungendo: "Nel momento in cui con Corona ho cercato di approfondire la vicenda, lui ha preferito non dire nulla e chiamare il suo avvocato".

Secondo il teste quindi "è stato Corona che ha associato Sculli alla criminalità organizzata", ma non solo: nel corso di un interrogatorio avvenuto l'8 settembre 2016 (dopo il ritrovamento dei soldi in casa di Francesca Persi), lo stesso Corona si sarebbe proposto come "esca", suggerendo agli inquirenti di chiamare Sculli per cercare di provare una qualche sua responsabilità nell'episodio della bomba carta. Un'ipotesi che però gli inquirenti hanno scartato.

Corona contro commissario polizia: "In aula non può dire bugie"

La deposizione di Izzo ha però fatto innervosire Corona, che in aula si è mostrato molto nervoso (ha preso a calci una sedia) ed è sbottato: "In nome della legge uno che rappresenta la polizia non può venire in aula a dire bugie, mi hanno fatto vedere un album con trenta fotografie e lui lo sa benissimo". Oltre alle rimostranze di Corona sono stati i suoi avvocati, Ivano Chiesa e Luca Sirotti, a contestare la deposizione del poliziotto. Gli avvocati contestano il fatto che Corona non abbia voluto approfondire i suoi rapporti con Sculli: secondo i legali al fotografo sarebbe stato chiesto dei suoi presunti rapporti con la "‘ndrangheta". Quanto detto dal commissario secondo i legali sarebbe inoltre in contrasto con la successiva proposta – da lui stesso riferita –  di Corona di "fare l'agente provocatore, farsi microfonare in un incontro con Sculli".

Gli avvocati di Corona: "Verbale tagliato a metà"

I legali del fotografo hanno poi parlato di "un verbale tagliato a metà", perché Corona avrebbe detto (ma non c'è nel verbale) che i soldi trovati nel controsoffitto "erano i suoi" e "questo per noi è importante, dimostra il suo atteggiamento collaborativo, mentre è stato sottoposto a misura cautelare". I legali di Corona hnno poi insistito su due elementi: il passaggio delle indagini dalla sezione reati contro il patrimonio a quella che si occupa di criminalità organizzata e sull'informativa riservata "da fonte anonima passata dalla sezione tutela donne della Polizia locale" alla polizia. Nel frattempo, sempre a detta dei difensori, le indagini sulla bomba carta e sulla presunta tentata estorsione non sono state fatte. Al contrario: da quell'episodio è nato il filone di indagini che ha portato nuovamente in carcere, e poi a processo, Fabrizio Corona.

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