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Expo 2015, altro che fannulloni: i ragazzi rinunciano al lavoro per i turni massacranti

Secondo la società Manpower circa otto giovani su dieci hanno rinunciato a lavorare per Expo dopo essere stati selezionati. Il motivo sarebbero i turni di lavoro troppo duri, anche d’estate e nei weekend, ma molti giovani evidenziano anche la mancanza di buoni pasto e l’assenza di convenzioni. Intanto sul web ritorna il luogo comune dei giovani “fannulloni”.
A cura di Francesco Loiacono
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Tra le varie critiche che l'Expo 2015 si è attirato in questi mesi, una riguarda sicuramente l'argomento lavoro. Quello non pagato, con le polemiche sull'opportunità per un evento costato miliardi di euro e con dichiarati fini di lucro di reclutare migliaia di giovani che presteranno la propria opera gratis. Ma anche quello retribuito, anche considerando che fin dall'assegnazione a Milano dell'Esposizione universale, nel 2008, si è puntato molto sul ruolo di volano che i sei mesi di evento avrebbero avuto sull'occupazione in tutto il Paese. Dopo qualche allarme sulla scarsa attrattività dell'Expo per chi cercava lavoro, un nuovo dato sul lavoro retribuito per i sei mesi di Expo sta alimentando in questo momento l'ultima polemica, in ordine di tempo, sulla manifestazione. La società Manpower, che si è occupata di reclutare il personale da impiegare all'interno del sito espositivo, ha infatti comunicato che il 46 per cento delle prime persone selezionate (645 su circa 27mila domande arrivate) ha deciso di non presentarsi al momento dell'assunzione. Costringendo così la società a ripiegare sui secondi selezionati, e poi sui terzi e così via. Alla fine, secondo quanto riferisce il Corriere si calcola che circa l'80 per cento delle persone che erano state scelte ci ha ripensato, rifutando di lavorare per l'Expo.

Lavoro all'Expo 2015? Otto giovani su dieci ci rinunciano

Il dato ha scatenato un dibattito in rete e anche sui giornali. Da una parte c'è chi si scaglia contro i giovani, accusati di non voler fare sacrifici – "C'è una generazione che non è ancora stata abituata al lavoro, anche estivo, ma credo che dovrà imparare presto", ha detto il critico Aldo Grasso sul Corriere -, in una critica che per certi versi ricorda l'accusa dell'ex ministro del Lavoro Elsa Fornero ai giovani "choosy", schizzinosi. Dall'altra parte, però, sui social network piovono i commenti sdegnati degli stessi giovani. Molti di loro hanno chiesto di lavorare per l'Esposizione, ma si sono trovati di fronte condizioni inaccettabili: qualcuno sottolinea che non sono previsti buoni pasto, qualcun altro che non ci sono convenzioni per chi viene da fuori Milano, altri ancora che si deve mettere in conto persino di pagare 16 euro al giorno per il parcheggio. Cifre che incidono sul compenso offerto ai giovani al di sotto dei 29 anni, ai quali Expo propone un contratto d'apprendistato da circa 1.300-1.500 euro al mese. Per lavorare su turni, anche durante l'estate – la manifestazione dura da maggio a fine ottobre – e nei weekend, guidando i visitatori negli 84 quartieri in cui è stato suddiviso il sito espositivo di Rho-Pero. Un insieme di condizioni che ha scoraggiato nel complesso molti giovani, anche se lo stesso commissario unico di Expo, Giuseppe Sala, sottolinea: "Il dato ha stupito anche me. Ma forse molti di questi giovani hanno avuto nel frattempo altre offerte e comunque mi rendo conto che il lavoro temporaneo non dia le garanzie che invece vengono cercate".

Già, perché alla fine della fiera, nel senso letterale dell'espressione, il rischio più che concreto per tutti i 600 lavoratori che guideranno i visitatori sul sito dell'Expo è quello di ritrovarsi con una bella esperienza, qualche soldo in tasca, ma niente di più. Dal primo novembre tutti a casa e giù a rimandare curriculum. Certo, nella logica del "meglio che niente", tutto è meglio rispetto a restare disoccupati: ma è una brutta logica, che sa quasi di ricatto.

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