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Expo, anche il Padiglione Italia a rischio commissariamento

In una riunione tecnica il presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, si è detto preoccupato per lo stato di avanzamento dei lavori, diretti fino a poco tempo fa da Antonio Acerbo, da mercoledì agli arresti domiciliari. Preoccupazione anche per la mancanza di fondi: 120 milioni.
A cura di Francesco Loiacono
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Non è solo il progetto delle Vie d’Acqua, uno dei più importanti dell’Expo 2015, a rischiare il commissariamento dopo l’arresto dell’ingegnere Antonio Acerbo. A dirlo, dopo la riunione tecnica di giovedì 16 ottobre, è stato il presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone: “Il Padiglione Italia dovrà riorganizzarsi”. Parole misurate, ma che nascondono la preoccupazione per il cantiere più importante per il nostro Paese, che comprende tra l’altro l’unica struttura che rimarrà in piedi anche quando l’Esposizione universale sarà terminata. Acerbo, d’altronde, da mercoledì 14 ottobre agli arresti domiciliari, del Padiglione Italia era direttore unico dei lavori. Al suo posto i vertici della società Expo avevano già pronto un possibile sostituto, ma a Cantone non è bastato. “L’ingegner Acerbo aveva predisposto un cronoprogramma e oggi chi prenderà il suo posto dovrà verificare se quel cronoprogramma può andare o no”. La situazione del Padiglione Italia è delicata. La struttura ha già un commissario, la presidente di Expo Diana Bracco. Che ha ricordato come il Palazzo Italia sia allo stato di avanzamento previsto. Ci sono però ritardi nella realizzazione del Cardo, la via su cui sorgeranno otto palazzine per ospitare Regioni e soggetti vari, e dell’Albero della Vita, per cui ancora non è stato predisposto il bando. Ragioni che potrebbero portare alla nomina di un sub commissario che affianchi l’amministratore delegato Giuseppe Sala per sovrintendere alla realizzazione di questi lavori.

Per quanto riguarda le Vie d’Acqua, Cantone si è riservato ancora qualche giorno per decidere sul commissariamento, anche se la contestazione di turbativa d’asta nell’ordinanza cautelare notificata ad Acerbo spinge decisamente verso questa ipotesi, rientrando nei reati per i quali è possibile commissariare. Un altro capitolo affrontato nella riunione tecnica di giovedì, alla quale oltre ai vertici di Expo erano presenti il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, il presidente della Regione Roberto Maroni, il sindaco Giuliano Pisapia e il prefetto Francesco Paolo Tronca, è stato quello dei fondi. Ne mancherebbero all’appello 120 milioni: 60, la quota della Provincia che poi si è tirata indietro, attesi dalla società Expo, altri 60 richiesti dal Comune per garantire l’accoglienza dei 20 milioni di visitatori stimati. Adesso si attende di capire cosa risponderà il governo.

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