«Tutto va bene, madama la marchesa?». Va proprio tutto bene, tutto a gonfie vele per l'Esposizione universale 2015 di Milano, meglio conosciuta come Expò. Questa è l'idea che danno alcuni giornali, alcune agenzie di stampa, alcuni network televisivi. Del resto, se sul piatto c'è una torta da 55 milioni di euro – tanti ne ha contati Expoleaks, progetto di IRPI-Investigative Reporting Project Italy, finanziato per lo più tramite crowdfunding – destinati alla comunicazione del Grande Evento, è chiaro che deve per forza andare tutto bene. In tempi di vacche magre, l'Expo di Milano è di fatto il vero, grande, finanziamento all'editoria italiana degli ultimi anni. Altro che gli spiccioli stanziati dal sottosegretariato all'Editoria.
Chi scrive non ha alcuna intenzione di demonizzare la pubblicità (e ci mancherebbe altro). C'è tuttavia un elemento che caratterizza tutta questa storia: molti (troppi) denari sono piovuti nelle redazioni dei giornali senza gare d'appalto, senza procedure di assegnazione che consentissero affidamenti di forniture, consulenze e servizi previa valutazione. Nell'analisi dei dati che generosamente Irpi ha reso disponibile a tutti viene evidenziata la pressoché totale discrezionalità degli stanziamenti per cicli di convegni, speciali Expo, documentari e chi più ne ha, ne metta. Tutto lecito, secondo l'organizzazione. Ma è eticamente corretto? Non sarebbe stato giusto assicurare la massima trasparenza a tutti gli aspetti di un evento planetario che metterà l'Italia in vetrina?
E ancora, da giornalisti ci si chiede: quanto fa bene tutto ciò ad una informazione già cronicamente in difficoltà, recentemente bastonata da Reporter senza Frontiere che ha piazzato l'Italia al 73esimo gradino della classifica della libertà di stampa, tra Moldavia e Nicaragua? Viene da chiedersi: quanto di vero c'è nelle avvincenti articolesse con infografica interattiva, nei gioiosi e spettacolari video reportage arricchiti da video col drone e musica accattivante? E quanta libertà di raccontare c'è, se perfino il presidente del Consiglio definisce "gufi" coloro che puntano l'indice sul disastro Expo? Questa pioggia di euro targata Expo (e quindi Stato Italiano) serve anche a comprare il silenzio sui tanti lati oscuri di questo grande evento?