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Ergastolo per Osman Matammud, il torturatore dei profughi somali arrestato a Milano

Osman Matammud, il 22enne somalo che a gennaio era stato arrestato davanti all’hub di accoglienza in via Sammartini, a Milano, è stato condannato all’ergastolo. Lo ha deciso la Corte d’Assise di Milano, davanti alla quale il 22enne era imputato per omicidio plurimo, sequestro a scopo di estorsione di alcune centinaia di profughi somali e violenza sessuale su decine di ragazze. Violenze che il 22enne ha compiuto in un campo profughi in Libia.
A cura di Francesco Loiacono
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Osman Matammud, il 22enne somalo che a gennaio era stato arrestato davanti all'hub di accoglienza in via Sammartini, a Milano, è stato condannato all'ergastolo. Lo ha deciso la Corte d'Assise di Milano, davanti alla quale il 22enne era imputato per omicidio plurimo, sequestro a scopo di estorsione di alcune centinaia di profughi somali e violenza sessuale su decine di ragazze. Per Matammud è stato deciso anche l'isolamento diurno per tre anni.

Il 22enne era il carceriere di un campo profughi irregolare in Libia

La vicenda legata all'arresto di Matammud è singolare. Il ragazzo era già stato arrestato una prima volta a Milano a settembre con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Solo a gennaio, quando era tornato in libertà, era emersa però quella che, stando anche alla sentenza di primo grado, era la sua vera identità: carceriere e torturatore di profughi in uno dei campi di raccolta irregolari che si trovano in Libia, per la precisione a Bani Walid, a circa 150 chilometri da Tripoli. A riconoscere Matammud erano stati alcuni suoi connazionali, che se lo erano trovati di fronte nei pressi dell'hub di prima accoglienza allestito dal Comune di Milano nei pressi della stazione Centrale. La polizia locale era intervenuta salvando Matammud dal linciaggio, e arrestandolo per le gravi accuse di cui lo incolpavano i suoi connazionali.

Le testimonianze dei profughi torturati

Nel corso del processo sono state raccolte, in alcuni casi tramite incidenti probatori, le agghiaccianti testimonianze delle persone torturate da Matammud nel campo di Bani Whalid, una struttura non riconosciuta dalle autorità libiche: "Eravamo legati a testa in giù, con i piedi stretti con il fil di ferro. Se urlavamo ci metteva la sabbia in bocca", aveva detto una delle vittime, parlando dell'esistenza di una vera e propria "stanza delle torture". Matammud ha ucciso, violentato e torturato diversi suoi connazionali: in molti casi le violenze servivano a convincere i famigliari delle persone recluse nel campo a pagare un riscatto per permettere ai loro cari di proseguire il viaggio verso le coste italiane.

Matammud si è sempre proclamato innocente

Dopo cinque ore di camera di consiglio la Corte d'Assise, presieduta da Giovanna Ichino, ha accolto la richiesta del pubblico ministero Marcello Tatangelo, che nel corso della sua requisitoria aveva paragonato il campo di Bani Walid a un lager nazista: "Matammud è un sadico, uno che si diverte a torturare e a uccidere", aveva detto il pm. Matammud si è sempre proclamato innocente, sostenendo di essere lui stesso una vittima delle torture avvenute nel campo profughi e di essere stato accusato per una sorta di vendetta da parte di tribù rivali somale. Anche prima della sentenza il 22enne ha continuato a proclamarsi innocente: il suo avvocato, Gianni Rossi, ha già preannunciato che ricorrerà in appello.

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