Duplice omicidio di Varese, gli anziani coniugi uccisi per 100 euro

Sono stati uccisi per 100 euro. Questo è quanto Alessandro Lorena, assassino reo confesso, ha sottratto dall'abitazione di Martino Ferro e Graziella Campello, uccisi lunedì nella loro villetta di Venegono Inferiore, vicino Varese, ma i cui corpi sono stati trovati soltanto il giorno dopo dal figlio della coppia.
"Mi dispiace, non so spiegarmi perché l’ho fatto", ha detto, come riporta il Corriere, il 28enne Lorena nella sua confessione ai carabinieri, mercoledì notte. Un'incredulità che accomuna tutto il paese, nel quale i due anziani coniugi, 80 anni lui e 74 lei, erano conosciuti come persone affabili e gentili, senza alcun tipo di problemi. "Credevo nella giustizia, e oggi ci credo ancora di più", ha detto il figlio delle due vittime, che dopo averne scoperto i cadaveri nel pomeriggio di martedì insieme a un cugino era finito iscritto nel registro degli indagati. Un atto dovuto, hanno spiegato i carabinieri, per garantire l'uomo durante il compimento di alcuni atti investigativi irripetibili, come le analisi sulla sua auto e sui suoi vestiti.
L'assassino era stato ascoltato come testimone
Per arrivare al colpevole, però, non sono servite le analisi dei Ris, in ogni caso intervenuti in quella che sembrava l'ennesima villetta di provincia a entrare nei "gialli italiani". E' bastata un'indagine di tipo tradizionale, basata sugli interrogatori dei vicini, su riscontri. Un uomo ha detto di aver visto Lorena lunedì pomeriggio in via delle Vigne, indirizzo dell'abitazione dei coniugi uccisi. E Lorena, l'assassino, è stato interrogato come testimone in quanto ultima persona – si presumeva e, purtroppo, se ne è avuta certezza – ad aver visto in vita l'anziana coppia. E' bastata qualche contraddizione per far crollare l'assassino. E rivelare, nelle sue parole, la disperazione di un ragazzo di 28 anni, disoccupato, separato con un figlio e con problemi di droga. Non c'è molto altro nel movente che lo ha spinto a uccidere due persone che lo conoscevano, in quanto figlio del custode di una fabbrica che confina con la loro abitazione, e che si fidavano di lui.
Le vittime hanno aperto la porta al loro assassino
Le due vittime lunedì gli hanno aperto la porta della loro abitazione per due volte. La prima volta, Martino Ferro gli ha regalato dei limoni provenienti dalla sua serra. Lorena gli ha riportati a casa, poi è tornato per il suo piano. Ha ucciso Martino Ferro nel garage con una mazzetta da muratore – nascosta poi in un boschetto, dove ha successivamente condotto i carabinieri – poi è entrato in casa dalla moglie, che non si era accorta di nulla e gli ha offerto un caffè. Lo hanno bevuto insieme, poi la signora si è girata un attimo e lui l'ha strangolata con il filo elettrico di una lampadina. Proprio il caffè è stato uno degli errori commessi dall'assassino: dopo averlo bevuto ha portato con sé tazzina e cucchiaino, gettati più tardi in un cassonetto perché li aveva toccati senza guanti. Ai carabinieri aveva detto di essere stato il solo a berlo, ma sul tavolo della cucina c'erano una tazzina da una parte, e un piattino sporco di caffè dall'altro: segno che a bere la bevanda erano state due persone. Una contraddizione minima, che è bastata a far saltare le deboli difese del 28enne Lorena. Per lui nella serata di mercoledì è scattato il fermo per duplice omicidio volontario, imputazione alla quale il pubblico ministero Massimo Politi ha aggiunto anche la premeditazione.