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Due neonate morte di pertosse a Bergamo: le madri non erano vaccinate

Due neonate sono morte all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, entrambe colpite dalla pertosse. Stando a quanto ricostruito finora, le madri non erano vaccinate. La tragica notizia è stata commentata su Facebook dal virologo Roberto Burioni: “Il vaccino contro la pertosse fornisce un’immunità limitata nel tempo, bisogna creare una ‘zona di sicurezza’ intorno al neonato”.
A cura di Francesco Loiacono
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Due neonate, venute alla luce  tra maggio e giugno a poche settimane di distanza l'una dall'altra, sono morte all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, entrambe colpite dalla pertosse. La notizia, riportata dalla testata locale "L'Eco di Bergamo", risale agli scorsi giorni. Le bimbe erano in cura ad Alzano Lombardo e a Treviglio, in provincia di Bergamo, e sono poi state trasferite all'ospedale bergamasco dopo l'aggravamento delle loro condizioni: i medici non sono però riusciti a salvarle. Una delle bimbe risiedeva con la famiglia nel Trevigliese, mentre l'altra risiedeva nel Cremasco. Stando a quanto emerso finora, le madri delle due bimbe non erano vaccinate contro la malattia.

Cos'è la pertosse

Secondo quanto riporta il portale Epicentro dell'Istituto superiore di sanità, la pertosse è una malattia infettiva molto contagiosa causata da un batterio, il Bordetella pertussis. È annoverata fra le malattie infantili assieme alla rosolia, al morbillo, alla varicella e alla parotite e colpisce in effetti prevalentemente bambini sotto i 5 anni. La malattia viene trasmessa solo tra esseri umani: a differenza delle altre malattie infantili, ammalarsi di pertosse non rende successivamente definitivamente immuni dall'infezione ma l’immunità declina col tempo. I sintomi della pertosse sono una tosse persistente, che può poi portare a difficoltà respiratorie: nei bimbi più piccoli si registrano come complicazioni sovrinfezioni batteriche che possono portare, nei bimbi di età inferiore a un anno, anche alla morte.

Il virologo Roberto Burioni: Creare una zona di sicurezza attorno al neonato

La tragica notizia della morte delle due neonate è stata commentata su Facebook dal noto virologo Roberto Burioni, difensore dell'efficacia dei vaccini: "Alcuni vaccini proteggono per sempre, altri forniscono un'immunità limitata nel tempo. Questo è il caso del vaccino contro la pertosse, dove addirittura la malattia stessa non fornisce una protezione permanente – ha spiegato il medico sulla propria pagina – Fino agli anni 90 contro la pertosse abbiamo usato un vaccino estremamente efficace che era però gravato di alcuni effetti collaterali rari, ma non trascurabili. Dopo quel momento siamo passati ad un vaccino detto ‘acellulare' che è sicurissimo, ma meno potente. Il vaccino acellulare (attualmente contenuto nell'esavalente) è efficace in quasi il 90% dei vaccinati, ma l'immunità tende a svanire con il tempo; quando questo accade si è comunque protetti dalla malattia in forma grave, ma si può ospitare il microrganismo nella propria gola ed essere una fonte di infezione per gli altri".

Secondo Burioni è proprio a causa della "minore efficacia del nuovo vaccino" e delle mancate vaccinazioni che i casi di pertosse sono in aumento: "Il guaio è notevole in quanto la pertosse è pericolosissima per i bambini molto piccoli; inoltre, siccome l'immunità contro questa infezione è sempre molto debole, le madri non riescono a trasmettere ai loro figli una quantità adeguata di anticorpi durante la gravidanza: alla nascita i neonati saranno quindi estremamente vulnerabili. Possiamo però proteggerli ugualmente – ha ricordato Burioni -: prima di tutto dobbiamo vaccinare la madre in gravidanza, affinché abbia anticorpi da trasmettere; poi dobbiamo vaccinare i bambini tempestivamente e senza ritardi, in modo che quanto prima possano difendersi da soli da questa minaccia. Infine è opportuno che i fratelli, i parenti, il padre si sottopongano ad un richiamo del vaccino, in modo da rendere impossibile che il batterio della pertosse, dopo averli infettati, arrivi nella gola del neonato. Insomma, dobbiamo creare una "zona di sicurezza" intorno al neonato dove il batterio non possa stabilirsi". Ma la zona di sicurezza diventa vana se il bimbo esce dall'ambiente famigliare e frequenta posti, come ad esempio gli asili, dove ci sono anche bimbi non vaccinati: "Per questo – conclude il virologo – è molto importante che tutti vengano vaccinati, in modo da non consentire la circolazione di questo pericoloso batterio".

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