Donna stuprata dal ragazzo delle pizze: si indaga tra i fattorini in nero
Mentre la questura continua a mantenere il massimo riserbo, a parlare di sviluppi sul caso della donna milanese stuprata in casa da un ragazzo che le ha consegnato la pizza a domicilio è il quotidiano Il Giornale. Secondo quest'ultimo la versione della presunta vittima, Roberta, è giudicata attendibile dalle forze dell'ordine, che starebbero proseguendo nell'indagine. L'obiettivo delle ricerche della sezione Reati sessuali della squadra mobile di Milano sarebbero i fattorini "in nero" utilizzati dal titolare della pizzeria d'asporto per effettuare le consegne. Un dettaglio che resta da chiarire e che potrebbe causare qualche problema all'egiziano proprietario del locale, con sede nel quartiere milanese di Lambrate. L'uomo e il fratello, che secondo il titolare avrebbe effettuato la consegna mercoledì sera, avrebbero ormai chiarito la loro posizione nella vicenda: sono entrambi estranei a quanto successo mercoledì sera, così come i due dipendenti regolari impiegati solitamente per le consegne, due italiani che proprio la sera di mercoledì erano assenti. Per sostituirli, è probabile che il titolare del take-away abbia utilizzato giovani lavoratori stranieri.
Sul web circolano voci non confermate
Proprio tra queste persone si nasconderebbe il presunto stupratore di Roberta, che ha descritto il proprio aggressore come una persona di circa 30 anni, alto 1 metro e 80, "un magrebino che parlava perfettamente l'italiano". Probabile però che l'uomo abbia approfittato del tempo passato tra la violenza e la denuncia – l'episodio è avvenuto mercoledì sera ma Roberta ha trovato la forza di denunciarlo soltanto lo scorso venerdì, 24 aprile – e dei silenzi complici – se saranno dimostrati – del titolare della pizzeria per far perdere le proprie tracce. E così l'indagine sul caso di stupro continua a non avere un indiziato certo, alimentando voci incontrollate sul web: su un gruppo Facebook di residenti nel quartiere circolava ad esempio la notizia dell'arresto del presunto colpevole, circostanza però non confermata dalla questura di Milano.