Domenico Maurantonio, la perizia della difesa: “Qualcuno mise pigiama e boxer accanto al corpo”

Qualcuno ha messo il pigiama e il boxer di Domenico Maurantonio accanto al suo corpo, ormai privo di vita. È uno dei particolari contenuti nelle oltre tremila pagine della consulenza difensiva presentata dalla famiglia del ragazzo padovano, morto all'alba del 10 maggio 2015 mentre si trovava in visita a Milano con i suoi compagni di classe. I documenti sono stati consegnati nei mesi scorsi ai pubblici ministeri milanesi che coordinano l'inchiesta sulla morte del 19enne padovano, Alberto Nobili e Giancarla Serafini. Ai magistrati spetterà valutare tutte le informazioni e le ricostruzioni contenute all'interno, prima di decidere per l'archiviazione del caso, ipotesi ventilata già nei mesi scorsi e contro la quale la famiglia di Domenico e il loro legale, Eraldo Stefani, si oppongono fermamente.
Sulla morte di Maurantonio due "verità" e nessuna certezza
Le indagini intorno alla morte di Domenico sembrano rivelare due diverse "verità" e nessuna certezza: da una parte ci sono gli esami svolti dalla procura, secondo i quali Domenico era da solo quando precipitò dalla finestra al quinto piano dell'hotel Da Vinci di Bruzzano, a nord di Milano. Il ragazzo aveva bevuto molto quella notte. Dall'altra parte c'è la perizia della difesa, la cui conclusione principale è stata ribadita da Stefani: "Lo studente è stato afferrato per le gambe e tenuto a testa in giù. Che poi sia stato fatto precipitare o si sia trattato di un incidente è da verificare". A confermare la presenza di altre persone ci sarebbero sia il dettaglio del pigiamo e dei boxer posizionati accanto al corpo dopo la caduta, sia lo spostamento del cadavere di Domenico dal luogo effettivo della caduta a quello nel quale è stato trovato il mattino del 10 maggio.
Tutti questi elementi sono inclusi nella voluminosa consulenza difensiva, nella quale si trova anche un video – ricostruito al computer – della tragica caduta di Domenico. Al video hanno lavorato un ingegnere esperto in precipitazioni, un ingegnere esperto in suoni e registrazioni , un biologo e il professor Massimo Montisci, vicedirettore dell’Istituto di medicina legale dell’università di Padova: "I risultati sono pressoché certi", dice l’avvocato Stefani al Gazzettino. Ma dovrà essere la procura a dire l'ultima parola.