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Covid 19

Da gennaio nelle Rsa bergamasche deceduti 1.322 ospiti in più rispetto allo stesso periodo del 2019

La conta, mai piacevole, dei morti ha raggiunto quota 1.998 nelle Rsa in provincia di Bergamo a partire dallo scorso 1 gennaio. Il dato, confrontato con lo stesso periodo dell’anno scorso, vede un incremento di ben 1.322 decessi in più, poiché nel 2019, nei primi quattro mesi dell’anno, erano spirate “solo” 676 persone.
A cura di Filippo M. Capra
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La conta, mai piacevole, dei morti ha raggiunto quota 1.998 nelle Rsa in provincia di Bergamo a partire dallo scorso 1 gennaio. Il dato, confrontato con lo stesso periodo dell'anno scorso, vede un incremento di ben 1.322 decessi in più, poiché nel 2019, nei primi quattro mesi dell'anno, erano spirate "solo" 676 persone. A rendere noto il drammatico dato è stato il procuratore della Repubblica facente funzioni di Bergamo, Maria Cristina Rota, a seguito dell'indagine aperta dopo 13 esposti che riguarda altrettante strutture. In totale, nella Bergamasca, sono solo otto le Rsa che hanno ricevuto pazienti Covid per alleggerire il peso sugli ospedali. A riguardo, è stata aperta un'inchiesta ancora a carico di ignoti per epidemia colposa e omicidio colposo.

Degani, presidente Uneba: Nelle Rsa situazione ancora complessa

Sulla situazione nelle Rsa, il presidente dell'Uneba (Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale), Luca Degani, ha parlato a Fanpage.it, rivelando che "è ancora complessa. Bisognerebbe iniziare in tutta l'area territoriale lombarda il tamponamento di tutti gli ospiti presenti nelle strutture socio sanitarie – ha continuato Degani -, con l'obiettivo di capire se è possibile o meno garantirne l'isolamento e quindi anche la tutela delle persone in strutture e dei lavoratori" Il presidente dell'Uneba spiega poi che "da questo punto di vista il tamponamento completo non c'è stato ad oggi, e non è ancora stato completato – anche se c'è stata maggiore attenzione – il tamponamento completo di tutti gli operatori socio sanitari e non presso strutture per anziani e disabili. Soprattutto in vista della "Fase 2″ avere la certezza dello status degli ospiti e degli operatori potrebbe permettere una maggiore garanzia di sicurezza pubblica".

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