Coronavirus, volontari costruiscono ospedale da campo a Bergamo: “Ci mettiamo sempre il cuore”
"Siamo tutti volontari, e lo facciamo perché siamo di Bergamo, per le persone decedute, bisogna sempre dare il cuore". Lavorano senza sosta le oltre 300 persone che hanno partecipato alla costruzione dell'ospedale da campo alla Fiera della città: hanno risposto senza pensarci due volte alla chiamata giunta giorni fa per dare un aiuto concreto ai propri concittadini. E così in tantissimi si sono messi al lavoro riuscendo a realizzare in 60 ore un ospedale da campo: volontari arrivati da tutta la città e dalle valli. Chi aveva un martello e un trapano a casa l'ha portato e si è messo a lavorare.
A volte la sera mi capita di tornare in tenda e piangere
"Dormiamo poco, e lo facciamo nella struttura militare allestita alle spalle della Fiera – spiega a Fanpage.it uno dei volontari – a volte la sera mi capita di tornare in tenda e piangere: io ho mia madre ricoverata in ospedale per una pancreatite, non la sento da giorni, non so come stia, so che ha contratto il virus. E posso solo sperare che stia bene". È un lavoro di squadra quello dei volontari che si supportano a vicenda in questo momento di sofferenza acuta per la città di Bergamo, di fatto la più colpita dall'emergenza coronavirus: i numeri non accennano a diminuire e sono tante le bare dei defunti che ancora vengono portate fuori città per essere cremati. "Noi non guadagniamo un centesimo, non devo guardare alle ore di lavoro – spiegano – lo facciamo con onore e gioia, queste sono cose che appagano. Lo facciamo per chi è morto, e sono tante le persone morte".
Tra i tanti volontari ci sono anche gli ultras dell'Atalanta che hanno visto ammalarsi e morire oltre ai propri familiari e amici anche tanti tifosi che come loro sono stati alla partita Atalanta Valencia a Milano. "Come ragazzi della curva ci sentiamo figli di questa città – spiega un altro volontario ultrà dell'Atalanta – e siamo orgogliosi di poter dare un aiuto per la nostra terra. Noi di Bergamo siamo fatti così. Non abbiamo più le lacrime per piangere i nostri nonni e i nostri zii. Il nostro pensiero è solo essere qui e aiutare le nostre famiglie".
L'ospedale gestito dall’Associazione Nazionale Alpini dovrebbe essere pronto a breve e potrà accogliere circa 140 posti dedicati ai malati di coronavirus, circa il 20% di terapia intensiva, il 30% di sub-intensiva e il restante 50% per quei pazienti in fase di stabilizzazione. A gestire direttamente il reparto di terapia intensiva e sub-intensiva ci sarà Emergency. Il team, composto da circa 20 persone tra medici, infermieri, fisioterapisti e logisti, si occuperà dei pazienti più gravi ricoverati nella nuova struttura in allestimento. Emergency ha fatto sapere di aver collaborato direttamente anche alla progettazione della nuova struttura, "mettendo a disposizione la sua esperienza nella gestione di epidemie, maturate in Sierra Leone nel 2014 e 2015 durante l'epidemia di Ebola, per proteggere il personale dal contagio".