Coronavirus, l’infettivologo Galli: “A Brescia servono i tamponi in ogni famiglia”
Nella provincia di Brescia i casi di coronavirus sono arrivati ieri a 6931, con un incremento di 334 contagiati rispetto a mercoledì. Un dato in crescita, anche se costante rispetto agli incrementi più consistenti dei giorni precedenti. La situazione resta però drammatica: la provincia di Brescia è la seconda più colpita d'Italia dietro Bergamo e appena un giorno fa il sindaco di Brescia Emilio Del Bono aveva denunciato in un'intervista come i decessi fossero 156 morti nella sola città e oltre 900 in provincia, senza contare tutti quelli non accertati.
Galli: Indagine epidemiologica casa per casa
Anche gli ospedali della zona sono in sofferenza, perché la pressione dei pazienti ricoverati è enorme: al solo Civile sono stati recuperati negli scorsi giorni 150 posti letto in più per riuscire a gestire l'emergenza. Per il professor Massimo Galli, primario del reparto di Infettivologia dell’ospedale Sacco di Milano, per arginare il contagio a Brescia serve adottare una diversa strategia: "Serve un’indagine epidemiologica casa per casa, quartiere per quartiere – ha detto Galli in un'intervista al Giornale di Brescia -. Bisogna sostenere le migliaia di persone che sono contagiate e che però sono a casa e che magari non lo sanno di essere positivi e continuano ad infettare".
L'infettivologo: Gran parte dei contagi avvengono in famiglia
Per l'infettivologo del Sacco le misure di contenimento adottate finora dunque potrebbero non essere sufficienti e bisogna passare a controlli più mirati, con tamponi effettuati in ogni famiglia. D'altronde già alcuni giorni fa Galli, nel corso di una trasmissione tv sull'emittente La7, aveva puntato i riflettori sui nuclei famigliari: "Gran parte dei contagi avvengono in contesti famigliari come ovvio che sia vista la vicinanza tra le persone, uno rimane infettato e contagia tutti gli altri", aveva spiegato Galli intervenendo al programma "Omnibus".