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Coronavirus, è psicosi tra le mamme a scuola, Ats rassicura: “Nessuna restrizione per bimbi cinesi”

Non vi è nessuna necessità di implementare nelle comunità scolastiche misure restrittive in merito alla frequentazione di bambini cinesi: è quanto si legge nella nota diffusa da Ats, l’Azienda di Tutela della Salute, in merito alle misure da adottare nelle scuole per prevenire la diffusione del coronavirus. Un provvedimento che conferma dunque quanto già annunciato dall’assessore regionale Gallera sulle regole da adottare.
A cura di Chiara Ammendola
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"Non vi è nessuna necessità di implementare nelle comunità scolastiche misure restrittive in merito alla frequentazione di bambini cinesi in genere e più nello specifico di persone che hanno effettuato viaggi di recente in Cina. L'attività didattica può continuare regolarmente senza limitazione di momenti di condivisione e contatti tra gli studenti". A dirlo è Ats, l'Azienda di Tutela della Salute, in una nota diffusa il 27 gennaio nella quale si fa riferimento alle eventuali misure preventive per evitare la diffusione del coronavirus. Nello specifico non si renderebbero necessari provvedimenti ulteriori rispetto a quelli già presi dalla regione Lombardia per gestire al meglio eventuali casi o appunto evitare la diffusione del virus. I bambini cinesi o le persone provenienti da viaggi in Cina possono continuare a frequentare scuole e luoghi pubblici, normalmente. Una nota che si configura perfettamente in quella che sembra essere diventata una vera e propria psicosi tra le mamme a scuola che sempre più allarmate stanno puntando il dito contro gli studenti cinesi spesso arrivando a vietare anche ai propri figli i contatti con questi ultimi, così come riferito a Fanpage.it da alcuni genitori a Milano e provincia.

La nota Ats
La nota Ats

Le università: studenti di ritorno dalla Cina meglio a casa

Solo ieri il Conservatorio di Como ha pubblicato sul proprio sito una nota che ha fatto storcere il naso: "Gentili studenti, a nome della direzione si comunica che per ragioni di profilassi – si legge nel comunicato – tutti gli studenti di ritorno da viaggi in Cina sono pregati dall'astenersi di frequentare il Conservatorio di Como per i 14 giorni successivi alla data di rientro". Due settimane è infatti il periodo di incubazione necessario a far sì che un eventuale contagio possa dunque essere evitato. Ma non sono le scuole e i conservatori hanno "arbitrariamente" preso iniziate in merito alle misure di prevenzione da attuare internamente: anche le università sembrano subire gli effetti del coronavirus e della psicosi contagio. L'università Cattolica ad esempio ha raccomandato a coloro che sono da poco rientrati dalla Cina di attenersi alle linee guida, tra cui non frequentare luoghi affollati per 14 giorni e ovviamente contattare il medico in caso di febbre o altri sintomi influenzali.

Sala: a Milano 40% di turisti in meno

Intanto gli effetti del coronavirus iniziano a sentirsi anche sul turismo così come confermato dal sindaco di Milano Beppe Sala che, intervenuto alla presentazione del libro di Maurizio Molinari "Assedio all’Occidente" mercoledì sera in Triennale ha spiegato: "Ogni mese il turismo cinese genera a Milano 300 milioni di indotto tra alberghi, shopping e ristoranti. Oggi siamo già al 40% in meno rispetto al pre coronavirus. Sono dati che mi ha riferito la Camera di Commercio". A pagarne le conseguenze sarebbero dunque principalmente bar, ristoranti, alberghi e negozi, se sei considera che il turismo cinese a Milano è tra i più elevati e negli ultimi anni ha generato fatturati per 300 milioni di euro al mese.

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