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Coronavirus, a Milano i vigili del fuoco studiano come riciclare le mascherine

Riciclare le mascherina ‘usa e getta’ per rigenerarle e renderle di nuovo disponibili per sanitari, soccorritori, forze dell’ordine e cittadini. È l’idea a cui stanno lavorando i vigili del fuoco di Milano del nucleo Nbcr (Nucleo biologico chimico radiologico) insieme al Politecnico e all’ospedale Sacco. Per sterilizzare i dispositivi sono in corso test con raggi ultravioletti, raggi gamma, ozono ed essiccatori.
A cura di Redazione Milano
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Rendere riutilizzabili le mascherine per risolvere uno dei problemi più pressanti provocati dall‘emergenza coronavirus, la carenza di dispositivi di protezione individuale. A Milano i vigili del fuoco del nucleo Nbcr (Nucleo biologico chimico radiologico) stanno studiando insieme al dipartimento di chimica del Politecnico e all'ospedale Sacco come rendere riciclabili le mascherine ‘usa e getta'.

Coronavirus, vigili del fuoco sperimentano il riciclo delle mascherine con raggi ultravioletti, ozono o essicatori

"Stiamo facendo delle sperimentazioni per vedere se è possibile prolungare la vita di queste mascherine, sia quelle chirurgiche, sia i modelli Ffp2 e Ffp3 e ripristinarne così l'efficienza", ha dichiarato all'Adnkronos il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Milano, Carlo Dall'Oppio, spiegando che sono quattro le possibilità prese in considerazione: utilizzare i raggi ultravioletti, i raggi gamma, l'ozono oppure gli essiccatori. "Mentre i raggi ultravioletti andrebbero a eliminare il virus, gli essiccatori avrebbero la possibilità di asciugare le mascherine, togliendo l'umidità provocata dal respiro e uccidendo al tempo stesso il virus", ha aggiunto.

La sperimentazione con i chimici del Politecnico, poi i test al Sacco

Pompieri, chimici e biologi lavorano insieme per trovare una soluzione che permetta di riciclare le mascherine, permettendo così ai cittadini, alle forze dell'ordine, ai soccorritori ma soprattutto ai medici, che sono i più esposti al contagio, di poter avere nuove scorte di dispositivi. "Una volta fatte le prove per riassettare la mascherina – ha sottolineato Dall'Oppio- al Sacco verranno effettuate le prove biologiche e al Politecnico quelle chimiche. Dopodiché capiremo se il manufatto avrà le stesse caratteristiche della mascherina iniziale. Se così fosse vorrà dire che ci siamo".

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