Contagio nelle Rsa, sospesi i lavoratori che denunciarono il Don Gnocchi: “È una palese ritorsione”
Diciotto lavoratori che avevano denunciato l'Istituto Palazzolo della Fondazione Don Carlo Gnocchi, contestando l'epidemia colposa e altri reati per il presunto mancato uso delle mascherine e per non aver dato informazioni sui contagi già in atto, sono stati sospesi dal servizio e hanno ricevuto una contestazione disciplinare. Dalla segnalazione dei dipendenti è partita un'inchiesta della Procura di Milano.
Coronavirus, sospesi i dipendenti che denunciarono per epidemia il Don Gnocchi
"La informiamo che lei viene sospeso dal servizio, con diritto alla retribuzione, fino a nuova disposizione. Ci si riserva l'adozione degli opportuni provvedimenti, non esclusi quelli di natura disciplinare", si legge nella raccomandata inviata dalla cooperativa Ampast. Il provvedimento è motivato dall'accusa di aver leso "l'immagine dell'azienda e della committenza" per aver diffuso a mezzo stampa il testo della querela sporta nei confronti della coop e della Fondazione Don Gnocchi. "In seguito a tale condotta la Fondazione ha esercitato, in data 17/04/2020, il diritto di non gradimento nei suoi confronti", avverte il documento ricevuto dai lavoratori che sono anche invitati a "produrre le giustificazioni entro cinquanta giorni".
La difesa dei lavoratori: È una palese ritorsione
“Mi pare evidente che lo scopo di questo provvedimento sia palesemente ritorsivo", ha commentato a Fanpage.it l'avvocato Romolo Reboa, che difende i lavoratori insieme ai colleghi Gabriele Germano e Massimo Reboa, e con la giuslavorista Roberta Verginelli. "Aver accusato una pluralità di soggetti, l'intero gruppo di lavoratori, della diffusione della notizia a mezzo stampa a mio parere smentisce l'ipotesi l'accusa stessa di averlo fatto – ha sottolinea il legale -. Mi chiedo come faranno a dimostrare queste accuse in tribunale”.
La Fondazione nega ogni responsabilità
La Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus – che per tramite dei suoi legali ha sempre negato ogni responsabilità sulla diffusione del contagio – in una nota ha precisato di "aver legittimamente esercitato il proprio diritto contrattuale di ‘non gradimento' nei confronti della cooperativa Ampast, ritenendo la presenza di alcuni dei loro lavoratori all'interno della struttura, incompatibile e inopportuna dopo che gli stessi, a mezzo stampa e televisione, avevano espresso giudizi gravi e calunniosi, tali da ledere il rapporto fiduciario con la Fondazione". In seguito a questa azione "la cooperativa in qualità di datore di lavoro, anche a sua propria tutela, ha autonomamente ritenuto di avviare l'iter di contestazione disciplinare, secondo quanto normativamente previsto".