Coniugi uccisi a Brescia, in casa trovati assegni. Il killer non voleva uccidere la moglie
Non solo contanti, ma anche assegni non riscossi. È quanto avrebbero trovato gli inquirenti nell'abitazione dei coniugi Seramondi, uccisi a Brescia la scorsa settimana all'interno del loro locale, la pizzeria "Da Frank". Oltre a circa 800mila euro in contanti, nella disponibilità dei coniugi c'erano anche alcuni assegni non incassati, relativi alla cessione dell'altro locale dei due, il "Dolce e salato", poi finito nelle mani di M.A., il pachistano che ha confessato di aver ucciso Franco Seramondi e Giovanna Ferrari lo scorso 11 agosto.
Proprio quest'ultima, secondo quanto riferito dal killer reo confesso, sarebbe stata uccisa solo per "una fatalità". Obiettivo del pachistano era solo il marito, Franco Seramondi. Il ritrovamento degli assegni aggiunge altro mistero alla vicenda: gli inquirenti continuano infatti a non credere al movente esposto dal killer, che anche nel corso dell'udienza di convalida del fermo ha ripetuto di aver agito perché strozzato dalla concorrenza che la pizzeria "Da Frank" faceva al suo locale: i due esercizi commerciali erano infatti l'uno di fronte all'altro.
Coniugi uccisi a Brescia, in casa contanti e assegni
I contanti e gli assegni stanno facendo orientare gli inquirenti verso la pista dell'usura. Intanto su M.A. e il suo complice indiano, S.S., che lo avrebbe solo accompagnato in scooter senza conoscerne le reali intenzioni, come da lui affermato, il giudice per le indagini preliminari di Brescia ha detto: "sono di clamorosa pericolosità".