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Comunali Milano 2016, Sala incandidabile? Caso già chiuso, da Palazzo Chigi arriva l’ok

Il settimanale Panorama solleva un “caso” già rientrato: Beppe Sala non avrebbe dato le dimissioni da commissario governativo per l’Expo e sarebbe incompatibile con la candidatura a sindaco di Milano. Da Palazzo Chigi arriva però il via libera e Sala attacca: “Meschina provocazione”.
A cura di Francesco Loiacono
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Un nuovo "caso", già rientrato, ha animato la campagna elettorale in vista delle elezioni comunali milanesi del prossimo 5 giugno. A far tremare i sostenitori del candidato sindaco di centrosinistra Beppe Sala le anticipazioni di un articolo che uscirà domani sul settimanale Panorama, secondo cui Mister Expo sarebbe incandidabile e quindi ineleggibile alle prossime amministrative. Il motivo, secondo il settimanale, sarebbe una nuova dimenticanza di Sala: il fatto di non essersi formalmente dimesso dalla carica di commissario governativo per Expo, ma solo come amministratore delegato della stessa società Expo Spa. Per effetto della legge Severino, Sala non avrebbe dunque potuto presentarsi alle Comunali.

La notizia è rimbalzata in breve su giornali e siti online. Ma è stato proprio Palazzo Chigi, con una nota, a chiarire subito: Beppe Sala è candidabile, per effetto di una lettera di rinuncia all'incarico protocollata dalla presidenza del Consiglio lo scorso 18 gennaio e perché "in questi casi un atto formale di dimissioni è già pienamente efficace e non occorre alcun adempimento".

Beppe Sala: "Meschina provocazione"

Se il "caso", a livello tecnico, sembra dunque essere già stato archiviato, resta la valenza politica della notizia. Fatta circolare da un giornale il cui vicedirettore, Maurizio Tortorella, è candidato nelle liste del principale competitor di Sala, il candidato di centrodestra Stefano Parisi (il nome di Tortorella figura infatti nella lista civica Io corro per Milano). Motivo che ha spinto mister Expo a reagire con veemenza alle ultime voci destabilizzanti sul suo conto: "Quella dell'incompatibilità della mia candidatura, come chiarito rapidamente da fonti governative, è una questione surreale. Ma ciò che conta qui non è il merito, ridicolo peraltro, della vicenda. Con il vicedirettore Maurizio Tortorella candidato insieme a Stefano Parisi, il fu glorioso settimanale si presta a una meschina provocazione, spiegabile solo con la volontà di non vedere i problemi politici del candidato protetto, che vanno dai nomi in lista di personaggi dal chiaro stampo razzista al tentativo, peraltro fallito, di candidare condannati in via definitiva. Per non parlare poi del disastro nazionale di una coalizione di centrodestra divisa su tutto e ormai allo sbando. Sarà il buon senso dei milanesi a fare giustizia di queste miserie".

La lettera di dimissioni inviata al governo a gennaio

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