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Cocaina dal Perù a Milano nascosta in presepi e caramelle: 21 arresti

Ventuno persone sono state arrestate dalla polizia di Milano per traffico di droga. Importavano cocaina dal Perù in Italia. La droga era nascosta in nascondigli impensabili, come presepi in legno e altri manufatti peruviani, batterie per auto e scatole di cioccolatini e caramelle.
A cura di Francesco Loiacono
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La cocaina viaggiava dal Perù all'Italia, per la precisione a Milano, nascosta nei nascondigli più impensabili: in un presepe peruviano (che ne conteva oltre mezzo chilo), trasportato da una badante incensurata, in batterie di automobili o in grossi pacchi di caramelle e cioccolatini. Questa la scoperta fatta dalla polizia di Stato del capoluogo lombardo, che grazie all'operazione "Gringo" ha smantellato due distinti gruppi di narcotrafficanti: il primo composto da 15 sudamericani (tra peruviani ed ecuadoregni), e il secondo composto da 5 italiani di origine calabrese. In manette è finito anche un cittadino marocchino, che trattava principalmente hashish: gliene sono stati sequestrati 20 chili.

In totale sono 21 le ordinanze eseguite grazie anche alla collaborazione delle questure di La Spezia, Bologna, Parma e Pesaro: 14 sono state eseguite in carcere (tre erano già dentro per arresti precedenti) e sette con obbligo di dimora e di firma. Alcuni destinatari delle misure sono all'estero. L'operazione nasce come una costola di quella denominata "Rubens", che nel novembre 2016 aveva portato a 45 arresti. In totale sono stati sequestrati in tutto 15 chili di cocaina in otto aeroporti, fra cui anche quello di Lima. Oltre agli arresti odierni, altre 17 persone erano già state arrestate in flagranza: una a Lima, capitale peruviana, e una Nizza.

Interessante come funzionava la costola italiana dei trafficanti: i connazionali finiti in manette – una donna di 57 anni, un 35enne considerato il capo e chiamato "Gringo", da cui il nome all'indagine, un coetaneo di 35 anni e un 47 enne – sono tutti originari delle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Cosenza (in Calabria), ma residenti da sempre a Milano. Secondo gli investigatori della Mobile, guidata nell'operazione dai dirigenti Serena Ferrari e Domenico Balsamo, il gruppo voleva accreditarsi per i traffici di droga in Lombardia. I cinque si appoggiavano ad un broker, anche lui peruviano, che era stabile in Olanda. I trasporti venivano organizzati via terra, facendo passare i carichi talvolta dal sud come a Reggio Calabria. Lo stupefacente, in questo caso, era nascosto nella base delle batterie per le automobili.

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