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Clan ‘Ndrangheta smantellato, una mantovana pagò tremila euro per far picchiare il nipote

Una mantovana è stata denunciata per aver chiesto a un esponente della ‘Ndrangheta, implicato nell’operazione Magma, di commissionare il pestaggio ai danni di suo nipote per fini intimidatori. L’uomo, raggiunto dagli uomini del mafioso nel giugno scorso, aveva rimediato un ricovero in ospedale con prognosi di 40 giorni.
A cura di Filippo M. Capra
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foto di repertorio
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Nell'ambito dell'operazione Magma che ha portato allo smantellamento di un clan della ‘Ndrangheta che aveva la sua base operativa nel nord Italia, emergono nuovi dettagli circa una donna che avrebbe assoldato degli ‘ndranghetisti per minacciare una sua parente. La donna, una mantovana di 56 anni, è finita in carcere insieme ad altri nove indagati dell'operazione Hope, collegata all'operazione Magma, per essersi rivolta ad un esponente della cosca dei Bellocco, il cui clan è stato smantellato, per intimidire il nipote.

Il pestaggio "comprato" per tremila euro

La donna ha versato circa tremila euro per assicurarsi che la missione fosse portata a termine, anche se la sua realizzazione è stata più ardua del previsto, considerato che il mafioso aveva dapprima delegato il nipote, poi arrestato, e successivamente se ne era occupato personalmente accompagnato dal figlio, fallendo nel suo scopo. A quel punto decise di affidare l'incarico ad altri due esponenti originari di Padova che, nel giugno scorso, hanno mandato un cittadino moldavo e due cittadini albanesi a pestare a sangue il nipote della donna mentre usciva da una tabaccheria a Governolo, in provincia di Mantova. Il parente della donna era poi stato ricoverato all'ospedale per le gravi ferite riportate, ricevendo  una prognosi di 40 giorni.

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