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Chloe, la modella sequestrata a Milano: condannato a 16 anni e 9 mesi il rapitore

Lucasz Herba, il ragazzo accusato di aver rapito la modella inglese Chloe Ayling a Milano, è stato condannato a 16 anni e nove mesi di reclusione. Lo ha stabilito la Corte d’assise di Milano, accogliendo la tesi del pubblico ministero Paolo Storari. La modella ventenne fu attirata lo scorso luglio nel capoluogo lombardo con la scusa di un servizio fotografico: venne drogata e tenuta prigioniera per sette giorni, prima di essere liberata dallo stesso sequestratore. Herba, secondo l’accusa, voleva accreditarsi come criminale nel deep web.
A cura di Francesco Loiacono
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Chloe Ayling, la modella inglese rapita a Milano
Chloe Ayling, la modella inglese rapita a Milano

Sedici anni e nove mesi di reclusione: è la condanna inflitta a Lucasz Herba, imputato davanti alla Corte d'Assise per il rapimento della modella inglese Chloe Ayling. Il pubblico ministero Paolo Storari, nella sua requisitoria, aveva chiesto ai magistrati di tenere conto della "lievità del fatto" come attenuante: in mancanza di questo elemento il ragazzo di origini polacche avrebbe rischiato una pena fino a 30 anni. Il pm aveva chiesto una condanna di un mese inferiore a quella che è stata inflitta dalla corte, presieduta da Ilio Mannucci Pacini. Lucasz Herba rapì Chloe Ayling l'11 luglio dello scorso anno a Milano, con la complicità del fratello Michal, arrestato in Gran Bretagna e in attesa di estradizione. Il ragazzo aveva attirato la modella a Milano con la scusa di un servizio fotografico: non appena la incontrò la drogò con ketamina e la chiuse in un borsone, trasferendola in una baita in Piemonte. Dopo circa una settimana di prigionia, il 17 luglio lo stesso rapitore liberò la ragazza, portandola al consolato inglese a Milano. Proprio quest'ultimo punto, unito alla breve durata del sequestro, ha spinto il pm a chiedere l'attenuante per l'imputato.

Per quanto riguarda le motivazioni del sequestro, per la procura sembra assodato che Lucasz, definito un "mitomane avventuriero", volesse accreditarsi come criminale sul deep web, quella parte della rete in cui proliferano traffici illeciti. Il ragazzo secondo il pm soffrirebbe di un "disturbo narcisistico della personalità", anche se i giudici non hanno autorizzato alcuna perizia psichiatrica. Lucasz ha millantato di aver compiuto altri sequestri in precedenza e di aver lavorato per il Mossad e l'Fbi. In realtà, però, prima del sequestro di Chloe, era un delinquente "solo nella sua fantasia". Il rapitore e il fratello avevano chiesto anche un riscatto al manager e ai famigliari della ragazza, quantificato prima in 300mila e poi 50mila dollari. L'entità della condanna chiesta dal pm e inflitta dai giudici è giustificata anche da ciò che sarebbe potuto accadere alla ragazza: "È stata legata, drogata e messa in una valigia. Se fosse stata allergica alla ketamina, sarebbe morta e sarebbe morta anche se fosse stata claustrofobica, visto che è stata chiusa in un borsone per ore". Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni. I giudici hanno disposto una provvisionale di 60mila euro in favore della modella: il risarcimento dovrà essere stabilito in sede civile.

Da parte sua, l'imputato, per il quale è stata disposta anche l'espulsione dall'Italia una volta che avrà espiato la condanna e che ha ascoltato impassibile la sentenza, si è sempre difeso sostenendo che lui e la ragazza fossero d'accordo. Una tesi che è stata ribadita dalla legale di Lukasz, Katia Kolakowska. L'avvocato ha spiegato che Chloe potrebbe essersi ispirata a un film inglese pubblicizzato e realizzato otto settimane prima del rapimento, "By any means" ("Ad ogni costo") per inscenare un finto rapimento con l'obiettivo di farla diventare popolare. Kolakowska ha detto di aver ricevuto una mail dagli autori del film, in cui si facevano notare le somiglianze tra la trama della pellicola e ciò che è accaduto nella realtà. I giudici non hanno però dato peso a questa versione.

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