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Chiuse in auto dal padre per giocare alle slot: bambine risultate positive alla cocaina

Emergono nuovi inquietanti particolari sulla vicenda delle due bambine piccole chiuse in auto dal padre per andare a giocare alle slot machine: le bimbe sono risultate positive alla cocaina. Secondo il procuratore dei minori di Brescia non si tratterebbe di fumo passivo: la droga potrebbe essere stata ingerita.
A cura di Valerio Renzi
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La vicenda risale solo ad alcuni giorni fa, quando un uomo ha lasciato chiusi in auto le sue due figlie piccole, una bambina di due anni e la sorellina di soli otto mesi, per andare a giocare alle slot machine all'interno di un locale di Borgo San Giacomo (Brescia). Ora alla vicenda si aggiunge un altro particolare inquietante: le bambine, sottoposte ad alcune analisi mediche per accertarne lo stato di salute dopo l'intervento delle forze dell'ordine, sono risultate positive alla cocaina. Le analisi del sangue hanno evidenziato la presenza nel sangue di un metabolita della cocaina.

Mentre il papà giocava alle slot la madre si prostituiva

Secondo le risultanze investigative la situazione familiare in cui vivevano le due bimbe era segnata da marginalità e indigenza, a cominciare dalla casa in provincia di Cremona dove abitavano, apparsa ai militari in condizioni di estremo degrado. Ma come hanno assunto la sostanza stupefacente le piccole? Le ipotesi sono diverse ma una, legata al fumo passivo, pare sia stata scartata: "Non sono valori del sangue compatibili al fumo passivo di cocaina – ha detto infatti il procuratore dei Minori di Brescia Emma Avezzù – Se casuale, con le bambine che hanno ingerito cocaina, o volontario da parte di genitori la situazione resta allarmante". Secondo quanto ricostruito, mentre le bimbe erano chiuse in macchina la madre, una ragazza di 20 anni, si stava prostituendo: "Siamo davanti ad un caso molto grave", ha proseguito il procuratore dei minori di Brescia – I valori della cocaina sono ancora più inquietanti dell'abbandono". La Procura dei Minori, subito dopo l'episodio di abbandono, aveva dichiarato l'adottabilità delle minori indicando che le bambine non fossero messe in comunità con la madre.

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