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Chiesto il processo per i genitori di Aurora, bimba di 9 mesi morta per denutrizione

Il pm di Milano Cristian Barilli ha chiesto il rinvio a giudizio per i genitori di Aurora, la bimba di 9 mesi che morì di stenti a Milano lo scorso febbraio, provocando un’ondata di sdegno in città. La piccola viveva in pessime condizioni igieniche: denutrita e disidratata, con piaghe da decubito.
A cura di Francesco Loiacono
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Il pubblico ministero di Milano, Cristian Barilli, ha chiesto il rinvio a giudizio per i genitori di Aurora, la bimba di 9 mesi che morì di stenti a Milano nella notte tra il 26 e 27 febbraio scorsi. L'episodio aveva suscitato un'ondata di sdegno nella città che si preparava ad ospitare l'Expo 2015. La piccola era stata trovata dai sanitari in condizioni igieniche precarie, denutrita e disidratata, nonostante – circostanza che sarà chiarita dall'eventuale processo – i genitori avessero i mezzi per sostentarla.

Aurora viveva a Milano in condizioni igieniche pessime

La morte di Aurora era sopraggiunta per un arresto cardiocircolatorio. Da subito erano scattate le indagini, condotte dal pm Barilli. A fine ottobre il magistrato aveva notificato l'avviso di chiusura indagini ai genitori della piccola, atto che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio. Richiesta puntualmente arrivata: adesso sarà il giudice delle indagini preliminari a decidere se processare o no la coppia, o eventualmente disporre ulteriori accertamenti.

Aurora viveva con i genitori e il nonno paterno in una casa in via Filippo Severoli, periferia ovest della città. Le indagini hanno appurato che la bimba veniva nutrita in maniera insufficiente. La madre non l'allattava e le dava latte vaccino, spesso diluito con acqua. La piccola inoltre restava nella sua culla nella stessa posizione per diverse ore, come testimoniavano le piaghe sulla sua schiena. Completano lo scioccante quadro che polizia e sanitari si trovarono davanti gli scarafaggi trovati nel frigorifero dell'abitazione.

Le indagini del pm Barilli hanno invece completamente scagionato il medico del pronto soccorso dell'ospedale San Carlo, che aveva visitato la bimba 20 giorni prima della morte senza rilevare particolari segni di malnutrizione sul suo corpo.

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